Il gran concerto

Il gran concerto
Aggirarsi tra i vicoli contorti dei palinsesti Rai ricorda alle volte la passeggiata in uno dei centri storici che fanno bella l’Italia. La sensazione è quella di chi, abbandonata l’affollata via dello struscio (quella delle grandi vetrine, dei neon, delle griffe), si ritrovi a divincolarsi tra le viuzze delle botteghe artigiane. Un vagare senza meta che alla fine ti porta a scoprire un negozio di qualità, uno di quelli che non ti spieghi come mai sia ancora lì, ignoto ai più, lontano dal corso principale, a uso e consumo di quei pochi che girano al largo, che non si uniformano alla ressa delle vie dello shopping. Ecco. Il Gran Concerto, il nuovo programma di Raitre che si propone in tredici puntate di avvicinare i bambini alla musica classica, è un po’ così. Un laboratorio d’arte che meriterebbe magari le luci del sabato sera ed invece va in onda, quasi in clandestinità, alle 9 della domenica mattina, quando molti bambini dormono ancora. Si tratta di un esperimento e questo forse spiega tanta prudenza. I cartoni animati Little Einstein hanno tracciato il solco, grandi istituzioni come l’Accademia di Santa Cecilia da tempo si misurano sulla classica per i bambini. Ma un tentativo in grande stile come questo, firmato da Raffaella Carrà e Sergio Japino, con la regia di Paola Longobardo, non c’era ancora stato. È una specie di Zecchino d’Oro, dove i protagonisti non sono i 44 gatti e il Caffè della Peppina ma Mozart, Vivaldi, Prokofiev. Al posto di Mago Zurlì c’è Alessandro Greco, giovane con la faccia pulita, lanciato dalla Carrà con Furore anni fa, e poi persosi per strada. Un peccato, si direbbe, vista la verve e la passione che ci mette nel condurre il Gran Concerto. Davanti ad una platea di ragazzini ospitati dall’Auditorium Rai di Torino, con l’aiuto dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai che sta con intelligenza allo scherzo, Greco, interagendo di continuo con i piccoli spettatori, conduce un grande gioco delle sette note. Un turbinio di trovate che punta, tra un quiz e un travestimento, una gag e una fiaba, a rendere colorato e magico il mondo della musica alta, per far scoprire – spiegano gli autori Caterina Manganella e Loredana Lipperini, – che anche questa è nata con lo scopo di intrattenere, divertire, rendere più bella la vita di ogni giorno. Capita così che i bambini vadano sul podio a dirigere una vera Orchestra e che così facendo scoprano come si segue un ritmo, quali siano i segreti di uno strumento musicale, cosa racconti uno spartito. Quasi un corso accelerato nel contesto della cronica carenza dell’educazione musicale nelle nostre scuole. Novità che però rischiano di andar perdute, nascoste, come sono, nelle pieghe del palinsesto del dì di festa.
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