Il giubileo e il dono dei poveri

Con la lettera "Misericordia et misera", papa Francesco ci presenta una Chiesa senza paure, che non cerca strategie o furbizie politiche, ma si consegna alla forza inerme del Vangelo. Una riflessione
Papa Francesco parla alla piazza gremita

Il Giubileo della misericordia è terminato. Non sta a me fare un bilancio. Sta a tutti cogliere  e accogliere la grazia che Dio ha seminato nella storia in questo tempo. Al centro c'è il primato del Vangelo, come alla sinagoga di Nazaret, perche il Vangelo diventi la forma della chiesa e dei discepoli del Signore.

 

Papa Francesco dona misericordia e pace a coloro che leggeranno la lettera apostolica, che conclude il giubileo. Dunque la misericordia e la pace, la misericordia che genera la pace e la pace che ha il nome della misericordia

 

Molti eventi ci hanno segnato e ci hanno interpellato in questo anno: le grandi diseguaglianze sociali a livello planetario, con la cultura dello scarto, l’economia che uccide, la terza guerra mondiale a pezzi dalla Siria alla Libia, dal centro Africa a tutto il Medio Oriente, con il terrorismo che domina i cuori seminando paura.

 

In Italia una chiesa dalle ginocchia infiacchite ha ascoltato a orecchi chiusi la parola di papa Francesco che, nel convegno ecclesiale di Firenze, voleva indicare la medicina della misericordia e la strada del rinnovamento spirituale, della penitenza e della conversione, ormai oltre il pelagianesimo, che ritorna costantemente con il suo attivismo, sempre più inconsistente e malato.

 

Eppure le parole che papa Francesco ha costantemente consegnato non sono state retorica, ma incessante consegna dell’unico Vangelo del Signore. Il mistero del samaritano, il mistero dei molti Lazzari che diventano protagonisti di una nuova storia, con il loro dolore e il loro potere.

 

La parola misericordia ha sanato le nostre ferite e le ferite di tanti, perche tutti abbiamo bisogno di andare oltre i conflitti e le divisioni per trovare e ritrovare la via della riconciliazione. Bisogna partire dai miseri per trovare un cuore aperto a loro. Sono i miseri che ci insegnano a misericordia di Dio con un cuore sempre aperto che viene a cercare ciò che era perduto.

 

Vale per noi l’appello di Gesù’ "imparate da me che sono mite e umile di cuore. Venite a me voi che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò”. Il nostro Paese deve andare oltre vecchi e nuovi conflitti sociali, culturali e politici, per ritrovare la cultura della fraternità, del dialogo e della pace. Questo è possibile solo nella misericordia di Dio. La misericordia non è un atto di debolezza, ma di fortezza, non un gesto retorico, ma l’agire stesso di Dio nella nostra storia.

 

Il vero centro del Giubileo è stato il volto di misericordia di Gesù, ma accanto a lui e insieme con lui, il volto sfigurato dei poveri, dei feriti, dei disabili, dei senza lavoro, dei carcerati, di tutti coloro che stanno ai margini, di coloro che chiedono giustizia e misericordia.

 

Il papa ha firmato il documento giubilare “Misericordia et misera” e lo ha donato a quindici persone. Il primo a riceverlo è stato il cardinale di Manila , il cardinal Tagle. L’ ultimo a riceverlo è stata una donna disabile, a indicare i poveri del mondo, quelli messi a parte, gli esclusi e i non accolti. In questo modo papa Francesco ha messo come punto di arrivo una donna disabile, con grande finezza spirituale,s econdo lo stile dell’evangelista Luca, di cui quest’anno abbiamo letto il Vangelo, la dove si parla di donne malate, di donne guarite, di donne sempre accolte dal Signore, che conferma il loro amore ferito.

 

Se i disabili sono ai margini, le donne disabili sono ai margini due volte. La scelta del papa non è sentimento, ma discernimento, è mettersi accanto al dolore più grande e condividere l’esclusione, la più vistosa e al tempo stesso la più scandalosa.

 

I giornali non riportano, ad ora, il nome di questa donna, il cui mistero di Grazia rappresenta la conclusione del Giubileo. Spesso le persone disabili sono poco considerate e messe da parte. A maggior ragione le donne disabili, che pagano un doppio stigma, in quanto disabili e in quanto donne.

 

Papa Francesco ha voluto rovesciare tutto ciò, seguendo il mistero della misericordia cosi come avviene nel Vangelo. Ecco la chiave per leggere questo documento giubilare: non la dottrina, ma una donna disabile, con tutta la sua fatica della vita, con tutte le sue pene, ma anche con tutta la grazia di Dio, che opera in essa.

 

E’ già iniziata la giornata mondiale dei poveri, che papa Francesco ha istituito alla conclusione e come compimento dell’anno giubilare. La donna disabile, che ha ricevuto il documento dalle mani del papa, segna un nuovo cominciamento evangelico per tutta la chiesa.

 

Il mistero della misericordia rivela il mistero della pace e  il mistero dei poveri. I suoi venerdì della carità, il vivere le opere di misericordia spirituale e corporale, hanno mostrato il suo passare nel mondo dei poveri, degli immigrati, delle vittime dei conflitti.

 

Instancabilmente il papa si è fatto con la sua preghiera e con la sua vita maestro di misericordia, di condivisione, di pace e di perdono. A tutti ha portato parole di consolazione. Nel suo magistero ha parlato di tre porte: la porta della preghiera, la porta del perdono e la porta della riconciliazione. Da queste porte passa il futuro dei popoli e dei poveri e anche il nostro futuro.

 

La gioia del vangelo ci indica la via della luce, che è la via dell’amore, che è la via della pace. Ecco il santo viaggio della misericordia di Dio. Ecco la confessione della fede, senza rigorismi, senza dottrinarismi, senza adulazioni, senza ipocrisia, come ci ha narrato lo steso Francesco.

 

Una chiesa povera e che usa mezzi poveri, esattamente come ha fatto Gesù nella sua missione. E il mezzo povero per eccellenza è dare la vita per tutti, a partire dai nemici.

 

Una Chiesa della misericordia e della miseria è una Chiesa senza paure, che non cerca strategie o furbizie politiche, ma si consegna alla forza inerme del Vangelo.

 

In questo modo non cercherà i potenti, ma incontrerà i poveri. Come Gesù, che da ricco che era si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà, i poveri sono e saranno il nostro presente e il nostro futuro.

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