Il Giubileo delle periferie

A Roma e in tutto il mondo ha inizio l’Anno Santo straordinario della misericordia. Indetto da papa Francesco, segna una svolta rispetto ai precedenti. Come documentato dallo storico Alberto Melloni
Porta santa della basilica di San Pietro

S’avvicina l’8 dicembre, inizio ufficiale del Giubileo straordinario della Misericordia indetto da papa Francesco e incentrato su «Dio ricco di misericordia», espressione usata da san Paolo nella sua lettera agli Efesini. L’evento coincide col 50° anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II: di qui il suo particolare significato, e l’impulso per la Chiesa cattolica a continuare l’opera iniziata con quella storica assise.  

 

L’immagine più nota atta ad esprimere questo tempo di grazia è l’apertura a Roma, nelle quattro basiliche maggiori, delle porte sante (ora ribattezzate dal papa “porte della misericordia”): altrettanti simboli di Cristo che accoglie i pellegrini in luoghi di bellezza evocanti la Gerusalemme celeste, per poi inviarli, rinnovati dal sacramento della riconciliazione, suoi testimoni in mezzo al mondo.

 

Quattro basiliche che dicono ciascuna una realtà professata nel credo: la Vaticana, edificata sulla tomba di Pietro, manifesta la Chiesa apostolica fondata sulla roccia che è lui stesso; l’Ostiense, che ingloba la tomba di Paolo, presenta la Chiesa in quanto universale, perché sull’esempio dell’apostolo delle genti non conosce confini nella sua missione; la Lateranense testimonia la Chiesa una sotto la guida del vescovo di Roma, di cui è cattedrale; e infine la Mariana (Santa Maria Maggiore con la sua reliquia della “Sacra Culla” e il presepio marmoreo di Arnolfo di Cambio), che esalta la Chiesa scaturita dal fianco di Cristo nato dalla Vergine.

 

Prima ad essere “smurata”, il 13 dicembre, sarà la “porta della misericordia” di San Giovanni in Laterano. Seguiranno, nei giorni successivi, quelle delle altre basiliche papali. Il vescovo di Roma ha voluto però estendere il privilegio di una uguale porta a basiliche, cattedrali e santuari di tutte le diocesi del mondo, affinché il Giubileo possa essere celebrato anche a livello locale, «quale segno di comunione con tutta la Chiesa». Secondo i suoi intenti dovrà essere un “Giubileo delle periferie”, molto pastorale e poco spettacolare.

 

Ma le novità non si limitano a questo. È in corso il primo viaggio del papa in Africa, iniziato il 25 di questo mese. Prime tappe in Kenya e Uganda. Il 29, prima domenica di Avvento, volerà nella Repubblica Centroafricana dilaniata da tre anni di scontri, e alle 17 nella cattedrale di Bangui, la capitale, anticiperà l’inizio dell’Anno Santo (altro nome del Giubileo) aprendo la prima porta della misericordia. Vuole in tal modo «manifestare la vicinanza orante di tutta la Chiesa a questa nazione così afflitta e tormentata ed esortare tutti i centroafricani a essere sempre più testimoni di misericordia e di riconciliazione».

 

La tradizione dell’Anno Santo inizia nel 1300 con papa Bonifacio VIII, che ne previde uno ogni secolo. Ma dal 1475, per permettere ad ogni generazione di viverne almeno uno, il Giubileo ordinario fu cadenzato con il ritmo di 25 anni. L’ultimo di una serie che ne conta 26 è stato quello del 2000. Risale invece al XVI secolo la consuetudine di indire in occasione di un avvenimento particolare un Giubileo straordinario, l’ultimo dei quali ha celebrato nel 1983, per iniziativa di Giovanni Paolo II, i 1950 anni della Redenzione.

 

Il senso più profondo di un evento caratterizzato, nelle ultime edizioni, da una spettacolarità mediatica senza precedenti consiste in un perdono generale, in un’indulgenza aperta a tutti, soprattutto in un’opportunità data ai cristiani per approfondire la fede e viverla con rinnovato impegno.

 

Per accompagnare questo percorso segnalo, edito da Laterza, Il Giubileo: un illuminante saggio di Alberto Melloni, docente di Storia del cristianesimo all’Università di Modena-Reggio Emilia e titolare delle cattedra Unesco sul pluralismo religioso e la pace dell’Università di Bologna. L’autore vi ripercorre la storia di questa istituzione legata indissolubilmente «a una delle istanze più ambigue della disciplina della Chiesa latina, la dottrina dell’indulgenza». Evidenziando luci ed ombre del Giubileo, il suo avvicinarsi o discostarsi dalla matrice biblica, l’autore arriva ai nostri tempi e alla svolta che segna il progressivo purificarsi e spiritualizzarsi dell’Anno Santo. L’avvio è dato da papa Giovanni XXIII, il cui Giubileo del 1962 si distacca nettamente dai precedenti con la rinuncia «alle armi della severità» e il ricorso «alla medicina della misericordia» di cui il Concilio s’era fatto banditore.

 

Ultima fioritura dei semi piantati dai successori di papa Roncalli, il Giubileo di papa Francesco vuol essere «il Concilio vissuto» in quanto pone al centro dell’attenzione il Dio misericordioso che invita tutti all’incontro con lui: incontro che ispira, a sua volta, la virtù della misericordia nei riguardi di ognuno. In questo orizzonte, cambia radicalmente lo stesso concetto di indulgenza: smette di essere una tecnica, una grazia da “lucrare”, per declinarsi invece come «parte del sentimento materno di Dio».

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