Il giorno dell’abbraccio

Centinaia di migliaia di persone convengono in Vaticano per salutare il papa che ha rinunciato. Commozione e speranza per il nuovo pontefice
Piazza san Pietro saluto a Benedetto XVI

È curioso: nella folla che già alle otto del mattino stringe d'assedio piazza San Pietro per riuscire a vedere per l'ultima volta «il papa che rinuncia al pontificato perché non ce la fa più», come mi dice una spagnola di Murcia che ha viaggiato due giorni per esserci, si parla ovviamente del pontefice che se ne va, ma anche di quello che verrà. Nessun toto-papa, per carità, ma «la voglia che il lavoro di Benedetto XVI prosegua e sia ripreso dal suo successore, per una Chiesa più legata al Vangelo», come mi spiega un professore di lettere di Matera. Poco più in là, felice per aver conquistato una sedia, una anziana signora bavarese, che inalbera un vessillo con lo stemma del papa tedesco, porta il suo contributo affettivo: «Non avremo un papa tedesco prima di qualche secolo, quindi non potevo mancare a questo ringraziamento. Ho vissuto la shoah, quindi posso dire che Benedetto XVI ci ha ridato l'orgoglio di essere tedeschi dopo tanti rimorsi e umiliazioni. Ma penso anche al nuovo papa, che spero non sia europeo».

La folla occupa la piazza, in una ordinata confusione. Le divise fosforescenti degli addetti alla sicurezza tracciano come disegni di luce sulla folla, punti luminosi esaltati dal generoso sole romano di questa mattina. Ci sono giovani che continuano a twittare o a postare foto e pensieri sui social network. E accanto una suora croata prega: «Prego per questo papa, che ha una forza straordinaria che pochi capiscono. Il suo esercito è questa gente che proviene dal mondo intero, piccoli di questo mondo che pregano per lui e cercano di fare del Vangelo la loro vita stessa. La forza del papa non è il collegio cardinali, né il Vaticano o gli apparati. La sua forza è questa gente». Vessilli, bandiere e striscioni raccontano di gruppi, movimenti, parrocchie e singoli che vogliono esprimere al papa soprattutto gratitudine. C'è ancora qualche scritta che invita il papa a ritirare le proprie dimissioni, c'è chi lo invita semplicemente a non abbandonare il suo gregge. Ma i toni sono pacati, ci sono rispetto e amore. Uno striscione, piccolo e scritto sommariamente, attira il mio sguardo: «Grazie perché ci hai mostrato che il cristiano deve essere santo». E mi piace perciò chiamare questa folla «una folla di santi», come venivano chiamati santi i cristiani della prima comunità di Gerusalemme.

Si attende «il papa che ci ha amati al punto da lasciare il posto a qualcun altro», mi dice un giovane giornalista spagnolo, parafrasando San Paolo.

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