Il Giappone trema ancora

Una nuova scossa del settimo grado ha scosso l'arcipelago: che cosa aspettarsi per il futuro? Intervista al sismologo Emanuele Casarotti.
Terremoto

Sembra non esserci pace per il Giappone: dopo il devastante terremoto e lo tsunami che hanno lasciato dietro di sé 27 mila tra morti e feriti, ieri la terra è tornata a tremare. Una scossa del settimo grado, ossia – per avere un termine di paragone – più forte di quella de L’Aquila. Sebbene pare non ci siano ulteriori allarmi per quanto riguarda le centrali nucleari, e il Paese sia ormai sulla via della ripartenza, l’imprevedibilità e il ripetersi di questi eventi lascia comunque una pesante incertezza sul futuro. Ne parliamo con il sismologo Emanuele Casarotti.

 

 

Il terremoto di ieri ha toccato una magnitudo di 7,4 gradi sulla scala Richter: una scossa di assestamento nonostante la forza, o un evento sismico indipendente?

 

«Si tratta comunque di una scossa di assestamento, peraltro attesa. Ce ne saranno altre, anche se probabilmente non così forti: difficile dire per quanto tempo, ma la sequenza può proseguire anche per anni, decadendo nel tempo».

 

 

Le principali aziende stanno per riaprire, e la vita in generale riprende: imprudenza, o i giapponesi sono preparati ad affrontare questa serie di scosse?

 

«Sono preparati, non vedo motivo di rimanere fermi. Il problema piuttosto è che il Giappone è percorso da altre faglie, anche sulla terraferma vicino alle principali città, dove già ci si attende altri terremoti nei prossimi anni. Purtroppo, in quanto a previsioni precise, possiamo ancora fare poco, e anche il miglior modello può fallire».

 

 

E in effetti lo scorso 11 marzo i danni sono stati enormi…

 

«In realtà quelli imputabili al terremoto sono stati relativamente minori: si è piuttosto peccato sullo tsunami, in quanto i modelli matematici avevano previsto un’onda di altezza inferiore».

 

 

E cosa si può fare per difendersi da uno tsunami?

 

«In realtà non molto, in quanto alla limitazione dei danni, mentre per proteggere le persone già sono state costruite delle strutture per permettere di allontanarsi dalla costa e trovare riparo. Ad ogni modo, stiamo parlando di un evento eccezionale, di quelli che accadono ogni migliaia di anni».

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