Il Genfest lungo la Panamericana

Da Nord a Sud, una panoramica delle iniziative partite nel Nuovo continente
Belem

Si sa, l'America è un continente vastissimo: tanto che il senso comune, oltre che i geografi, suggerisce di dividerla in Nord, Centro e Sud. Ma quando si tratta di partecipare al Genfest è un mobilitarsi unico e collettivo, dall'Alaska alla Patagonia.
 
Per andare con ordine, partiamo da Nord. I giovani di Atlanta, negli Stati Uniti, si sono dati al lavaggio auto per raccogliere i fondi da destinare al viaggio: alla faccia di chi ritiene che i fast food siano “il male”, il proprietario del locale Burger King non solo ha messo a disposizione il parcheggio e l'acqua, ma, «stupito di quanto bene abbiamo lavorato, ci ha detto che possiamo tornare quante volte vogliamo». Ai 317 dollari raccolti a colpi di spugna si aggiungono non solo i 350 ricavati da una vendita di oggetti usati, ma anche i 500 donati da una persona, «perché quando era giovane il Genfest ha cambiato la sua vita e ancora lo sente nelle sue azioni quotidiane». Coscienti comunque che prepararsi al Genfest non è solo questione di soldi, hanno programmato anche una giornata di spiritualità.
 
Spostandoci in Centroamerica, troviamo El Salvador: qui il Genfest è stato lanciato a Santa Tecla con il concerto “Suoniamo per la pace”, momento per diffondere informazioni sulla manifestazione e allestire un mercatino. A Panama invece l'occasione per presentare l'appuntamento è stata la Giornata dei giovani a Pacora, a cui hanno partecipato in 500. Tra coreografie e musiche sono stati lanciati messaggi di personalità quali Chiara Lubich, Madre Teresa e Gandhi; ma soprattutto è stata fatta conoscere la storia di Chiara Luce Badano, figura centrale anche del Congresso eucaristico nazionale a cui i giovani hanno partecipato nel loro cammino verso Budapest: «Nello stadio che lo ospitava – raccontano – campeggiava il logo del Genfest e il volto di Chiara Luce. Nel giro di pochi minuti ci siamo scambiati tanti sms per comunicarci questa gioia».
 
Proseguendo lungo la Panamericana, arriviamo in Colombia. Qui, al Centro mariapoli di Tocancipà, il Genfest è partito in maniera “insolita”: la data prescelta è stata infatti il venerdì santo, con la liturgia propria del Triduo. Ma quale occasione più appropriata per presentare tutte le iniziative che i giovani portano avanti per alleviare i dolori, le povertà e le emarginazioni della loro gente? Pezzo forte della giornata è stato poi il dialogo via Internet con la presidente del movimento dei Focolari, Maria Voce.
 
Attivissimi anche i loro vicini venezuelani, che si stanno preparando al Genfest soprattutto stando vicini a chi soffre: il 4 marzo hanno passato una giornata con gli anziani di una casa di riposo, e il 24 maggio hanno organizzato un pomeriggio di giochi alla Fondazione amici del bambino per i piccoli pazienti oncologici. Il 5 maggio è inoltre partito il primo “Cineforum Genfest” con la proiezione di Manos mágicas (Mani magiche), un film ispirato alle memorie di Carson, un ragazzino dei sobborghi di Detroit, che a 33 anni diventa primario di neurochirurgia pediatrica alla clinica universitaria John Hopkins. Opportunità principale per divulgare la notizia del Genfest è stata la partecipazione al programma radiofonico Encuentro con Jesús (Incontro con Gesù), dove è stato fatto conoscere a tutto il Paese l'impegno dei Giovani per un mondo unito.
 
La palma dell'attivismo spetta però ai vivacissimi brasiliani: nel Paese della samba, davvero le iniziative non si contano. Tra le tante, ricordiamo la presentazione del Genfest all'università cattolica di Porto Alegre, una lotteria e una vendita di cioccolatini a Londrina e la partecipazione a programmi radio e tv. Particolarmente significativa poi la testimonianza di Tiberio, un giovane di Recife: avendo trovato il modo – pur con tanti sacrifici – di mettere da parte la somma necessaria per andare a Budapest, ha deciso di aiutare un giovane che invece quei soldi non ce li ha, andando con lui a fare le pulizie nelle case per guadagnarli. «Questo amico – racconta – mi ha detto: “Ma Tiberio, fai l’università non hai bisogno di fare questo per me”: in Brasile infatti fare le pulizie è un lavoro che fanno soltanto quelle persone che non hanno studiato. Ma c'è forse un modo migliore di costruire il Genfest?».

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons