Il gatto ballerino
Ci piombò in casa all’alba. Era estate (il sette luglio, se non sbaglio) e da quel giorno la vita della nostra famiglia cambiò. Soprattutto la vita di Bianca, mia sorella. Bianca è molto più piccola di me, ha solo sette anni, e prima di quel giorno una specie di malattia la costringeva alla solitudine; la malattia di mia sorella si chiamava paura. Paura di cosa? Di tutto: degli sconosciuti, degli animali, del fuoco, della pioggia, del sole, degli altri bambini, delle canzoni, dei colori… Bianca aveva paura di vivere. Ci piombò in casa all’alba, dicevo, Dio solo sa come fece ad entrare, e fui proprio io a vederlo per primo: mi ero alzato per bere (aveva fatto molto caldo quella notte) e sentii degli strani rumori in dispensa. – Chi c’è? Silenzio. Poi di nuovo quegli strani rumori. Cominciai ad avere un po’ di paura, ma entrai ugualmente in dispensa. E lo vidi. Stava rovistando tra le provviste (era particolarmente interessato ai biscotti) e quando si accorse di me si nascose dietro le bottiglie d’olio. Aveva un musino simpatico, era tutto nero ed aveva delle grandi orecchie grigie. Ah! Non l’ho ancora detto, ma sto parlando di un gatto! Anche Bianca aveva sentito i rumori e si era rannicchiata in un angolo del suo letto, tremando. Era terrorizzata quando entrai nella sua cameretta, ma appena vide il gattino, stranamente, si calmò. E sorrise. Raramente vedevo sorridere mia sorella all’epoca e ne fui subito felice. Il bello però doveva ancora venire: nel pomeriggio, mentre Bianca giocava con le bambole ed io studiavo in cucina (stavo preparando un esame) il gattino cominciò a fare degli strani movimenti con le zampe. Non diedi molto peso alla cosa, ma più tardi, mentre ascoltavo un cd che avevo comprato da poco (molto basso per non infastidire Bianca), il gatto si mise – di colpo – a ballare. Non credevo ai miei occhi. Ballava! È difficile spiegare come faccia un gatto a ballare (dovreste vederlo), ma – credetemi – lui lo faceva. E come lo faceva! Un passetto avanti, due indietro, un salto, una giravolta, coda su, coda giù e di nuovo un passetto avanti, due indietro… e non si fermava! Bloccai la musica: stop! E anche lui fermo: stop! La feci ripartire: play! E lui via! Un passetto avanti, due indietro… – Che fa?! Era la voce di mia sorella: era uscita dalla sua stanza (in genere ci passava tutto il giorno) e, ferma sulla soglia della porta, seguiva con occhi sgranati le piroette del micetto. E poi scoppiò a ridere… e non si fermava! Bloccai la musica: stop! Il gatto si fermò, ma lei continuava. Rideva di gusto – non l’avevo mai sentita ridere! – tanto che gli occhioni cominciarono a lacrimarle. Spesso ho dato la colpa della malattia di Bianca proprio ai suoi occhi: sono così grandi che – chi lo sa – magari vedono tutto amplificato, vedono tutto enorme e, come fino a quel giorno le avevano amplificato le paure, ora le amplificavano il divertimento! Anche per me la situazione del gatto ballerino era incredibilmente buffa, ma per lei doveva esserlo almeno il doppio. Da allora Bianca e il gatto divennero inseparabili: lei lo accudiva, gli dava da mangiare, lo puliva, lo spazzolava… e lui ballava. Non importava che musica fosse: il jazz, il blues, la disco, il reggae, L’hip-hop, l’opera, il rock, il pop! Si adattava a tutto e ogni volta i suoi balletti erano un capolavoro. La voce del gatto ballerino si diffuse presto in tutto il vicinato: – Sì, qui nel palazzo di fronte! Non ci credo! – Ma me l’ha detto il macellaio! – Sì, l’ho sentito anch’io! – Dicono che sia veramente bravo! – Io vorrei vederlo! – Anch’io! Qualche giorno dopo, una trentina di persone (in maggioranza bambini) suonarono al nostro campanello. C’era la signora Maria coi suoi tre nipoti, la giornalaia, il macellaio, il signor Rossi, i figli dei signori Corti, addirittura il postino e la parrucchiera, un giornalista e altri quindici o venti bambini non meglio identificati. Bianca, che a causa della sua malattia neanche andava a scuola (avrebbe già dovuto fare la seconda), sarebbe stata davvero male nel veder tutta quella gente insieme; non sapevo che fare… intanto tutti mi chiedevano di entrare e di vedere i balletti del nostro gattino. D’un tratto (mentre cercavo di prendere tempo) sentii una musica… era un tip tap e veniva dalla camera di mia sorella. Invano cercai di fermare la folla che si precipitò nella stanza. Incredibile. Mia sorella aveva un vestito azzurro di veli e tulle – non chiedetemi dove l’aveva preso – e ballava insieme al micetto sorridendo e saltando. Non era minimamente spaventata… era diversa… era guarita! Uno scroscio di applausi al termine dell’esibizione. Quelli sì che avrebbero spaventato Bianca, un tempo, e invece fece un inchino e disse: Grazie!