Il futuro del Movimento/4

La presidente dei Focolari, Maria "Emmaus" Voce, e il copresidente, Jesús Morán Cepedano, rispondono alle domande dei rappresentanti delle diverse edizioni di Città Nuova nel mondo
Maria Voce e Jesus Moran

 

8. La Chiesa e la società si confrontano con la questione famiglia. In questo campo l'Opera di Maria ha una sua lunga esperienza da offrire…

Victoria Gomez, Sif

 

Maria Voce

«Non si può ridurre la questione familiare nella Chiesa a una questione esclusivamente sacramentale. I sacramenti sono segni efficaci della grazia, ma restano segni e possono essercene anche altri. Una persona mi ha scritto dopo aver ascoltato l’introduzione ad un mio tema sull’Eucaristia. È una donna separata che convive con un divorziato con figli e che sente fortemente di essere cristiana e cattolica, e avverte il disagio di questa sua posizione che, in un certo senso, la mette al di fuori della Chiesa cattolica. Ma lei mi scrive: “Non mi sono mai sentita fuori da essa e continuo a frequentare la chiesa. Quando vado a chiedere la benedizione al sacerdote che distribuisce il sacramento, in quel momento Gesù entra anche dentro di me. Io cerco di vivere, di fare la mia parte. Sto facendo un cammino”. È un cammino di santità, un cammino che può portarla alla santità.

«Dio ci chiede in effetti di aiutare tutti a percorrere il proprio cammino di santità, cioè di avvicinarsi a Dio con i mezzi a disposizione, con i propri limiti e le proprie difficoltà, ma di avvicinarsi sempre di più a Dio. Chiara ci spiegò a suo tempo le “fonti di Dio”: non aveva messo l’accento solo sulla sua presenza nell’Eucaristia, ma anche su altre presenze di Dio nel mondo, anche nella Parola e nel fratello. Penso che il Movimento possa essere l’abbraccio a queste famiglie; ma siccome esso è parte della Chiesa, abbracciando queste persone le facciamo sentire meno estranee perché abbracciate da una porzione di Chiesa. Più tardi si potranno proporre altre esperienze, altre vie; vediamo cosa dirà il Sinodo. Mi sembra però illusorio pensare che emergano delle soluzioni straordinarie; verranno fuori piuttosto delle esperienze plausibili ed efficaci, non tanto delle soluzioni universali».

 

Jesús Morán

«Il problema della famiglia prima di essere un problema sacramentale è antropologico. È in gioco il disegno stesso di Dio sull’uomo, sul rapporto tra uomo e donna, sulla relazionalità in quanto tale, quindi sulla dinamica del dono, dei rapporti (che potremmo definire “trinitari”). Quindi siamo di fronte a un problema antropologico. Senz’altro ci stiamo giocando tanto e il papa lo ha anche detto: non facciamo il Sinodo per risolvere il problema dei divorziati, non è quello che ci preoccupa perché alla fine si potranno trovare delle soluzioni già provate nei secoli passati. Il problema è molto più serio: cosa succede all’uomo d’oggi, come cresce, che tipo di relazionalità impara e dove la impara? Questo è il vero problema della famiglia. Ci conforta sapere che anche tante voci laiche, non necessariamente cattoliche, mettono l’accento su questo problema della relazionalità e sul futuro della famiglia e dell’umanità».

 

Maria Voce

«Una grande responsabilità nel campo della famiglia e dei suoi problemi ricade sui mezzi di comunicazione, in negativo come in positivo, forse più in senso negativo: c’è troppa violenza sugli schermi, è diventato normale uccidere e far vedere che si uccide la persona con cui si è convissuto fino a due giorni prima… Si assiste a spettacoli che sembrano assolutamente innocenti ma che insinuano stili di vita trasgressivi. Queste immagini, queste visioni della famiglia formano i giovani a un certo tipo di uomo o di donna e a certe relazioni. “Dio cosa vuole da me?”, dovrebbe chiedersi il giovane. Ma chi più gli pone una domanda del genere? Nessuno. I genitori non lo fanno, in chiesa non ci vanno o se ci vanno non vogliono sentire quello che vien detto, i media sono il loro pascolo e purtroppo offrono troppo spesso spazzatura. È innanzitutto una questione di formazione».

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