Il futuro del governo
Allora, si vota o non si vota? Il governo reggerà o no?
Allora, si vota o non si vota? Il governo reggerà o no? Nonostante l’ampia maggioranza ottenuta sia alla Camera che al Senato, l’atmosfera che circonda il governo è tutt’altro che allegra. I fatti sono noti: lo strappo di Fini ha portato nella maggioranza formata da Pdl, Lega e Mpa una nuova formazione, Futuro e libertà, costituitasi prima in gruppo parlamentare ed ora avviata a diventare partito vero e proprio. Pertanto sono cresciuti i soggetti che contribuiscono a determinare la linea di governo, e questo senz’altro configura uno scenario nuovo e più complesso. È pur vero che tale quadro inedito non comporta di per sé un esito negativo per la legislatura, anzi: tutti sottolineano come i voti ottenuti alle Camere sui cinque punti programmatici del governo siano maggiori rispetto a quelli ricevuti al suo insediamento, nel 2008. Ma è la situazione politica, oltre che umana, a porre un’ipoteca pesante sul futuro.
Se sinora i diktat della Lega hanno condizionato l’operato del governo, il timore è che se ne aggiungano altri e inconciliabili da parte di Futuro e libertà. Certo, la situazione può essere vista da questa prospettiva; ma può essere interpretata anche in un altro modo. L’accrescersi delle istanze interne alla maggioranza, portando in luce un dissenso esistente, può essere un fenomeno non negativo, che offre occasione al governo di darsi un profilo più aderente alle istanze generali del Paese e quindi più rispondente ai bisogni diffusi su tutto il territorio, con meno ossequio alla Lega.
Un profilo che può essere frutto solo di una sintesi alta. È questo il compito che attende il presidente Berlusconi. La vera novità emersa da tutta la vicenda coinvolge proprio la figura del presidente del Consiglio, ora chiamato a dar prova realmente di avere uno spessore di leader altamente politico. O saprà essere il presidente del Consiglio dei ministri, così come lo descrive l’art. 95 della Costituzione («mantiene l’unità di indirizzo politico e amministrativo, promovendo e coordinando l’attività dei ministri»), oppure davvero non c’è speranza per l’avvenire del governo.