Il frutto del mistero pasquale
Esiste un segreto per testimoniare ancor oggi il Risorto? E' nelle comunità cristiane dove sempre più si va scoprendo la presenza del Risorto, frutto dell'amore vicendevole, del comandamento nuovo: "amatevi gli uni gli altri". Dal libro Egli è vivo! La presenza del Risorto nella comunità cristiana. edito da Città Nuova la risposta del teologo e filosofo, Klaus Hemmerle.
«È anzitutto una verità sul piano dell'essere che la realizzazione di ciascun singolo e di tutti gli uomini insieme risiede nel Bene assoluto, in Dio stesso. E se diciamo che tutto è stato creato nel Logos divino, che in Lui ogni uomo e ogni cosa trovano la loro vera identità, la loro idea originaria, è evidente che Lui è il punto di convergenza di ogni aspirazione individuale e sociale dell'uomo. Ma questa verità "in sé" è diventata concreta, è diventata storica nell'incarnazione del Logos. Egli ha superato l'infinita distanza tra Dio e l'uomo mettendosi sul nostro piano, scegliendo la nostra natura umana. E come dice Giovanni Paolo II riferendosi al Concilio, Gesù nell'accettare il suo unico, individuale destino umano ha assunto in sé il destino di tutti noi.
«Nella creazione, l'amore di Dio non ha solo realizzato ciò che fin dall'eternità stava nella vita di Dio come possibilità, come idea; non solo sono stato creato per amore a immagine e somiglianzà di Dio, ma il suo amore va fino all'estremo. Questo amore porta Gesù a diventare uomo come me e ancora di più: a morire come me, a morire la mia morte. Eppure questo amore è l'unica vera vita, è più forte della morte, solo questo amore è capace di trasformare dal di dentro la colpa e la morte. E così il mistero dell'amore fino all'estremo non è solo il mistero dell'amore fino alla morte, ma dell'amore fino alla vita, alla vita nuova, pasquale. Lo stesso amore che conduce il Signore al Venerdì Santo, lo conduce anche al giorno di Pasqua. Colui che è morto per noi, è il Risorto che vive ora per sempre presso il Padre e presso di noi. Così dalla morte di Gesù non nasce solo il frutto della salvezza che Lui ha acquistato per noi, non solo la vita che Lui ci ha dischiusa, ma Lui stesso, il Vivente.
«Per vivere con Lui, il Vivente, bisogna seguire il suo cammino d'amore fino alla morte. Il symphonein di Gesù, la sua sintonia con il Padre e con noi, avviene nel suo donarsi radicale fino alla croce e significa la piena comunione di sorte con noi fino alla morte e all'abbandono. Ma allora, per il nostro cammino verso Gesù in mezzo a noi quel «come» del comandamento nuovo acquista un'importanza capitale: «Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi». Per avere la presenza di Gesù in mezzo dobbiamo passare attraverso la sua morte. La sua morte sarà la forza, ma anche la misura del nostro amore scambievole e della nostra sintonia con la volontà di Dio.
Gesù in mezzo, frutto e compimento dell'amore scambievole.
«Cosa significa questo concretamente? Significa che chi cerca di tenere Gesù in mezzo nei suoi rapporti con gli altri deve tener conto realisticamente del fatto che non riuscirà ad avere questa presenza dove la propria volontà non "muore" di fronte alla volontà del Padre. L'antica parola dei santi, «Piuttosto morire che peccare», acquista una nuova attualità. Non pretende solo di regolare la mia ricerca individuale di perfezione, ma acquista un significato "sociale", un significato per la vita comune fra me e te. Certo, io devo sempre fare il primo passo nell'amore scambievole, ma questo primo passo consiste proprio nel "darti la precedenza", nel non volerti condizionare con la mia volontà, con la mia personale opinione, ma nell'essere pronto a rinunciare al mio parere e ai miei desideri per arrivare all'unità completa con te. Si diventa in un certo senso inermi, perché io non posso in alcun modo costringerti a fare questo stesso passo.
«Posso farlo solo io con pazienza e amore, muovendo sempre il primo passo verso di te, perdonando sempre, essendo pronto sempre a farmi perdonare. Proprio quando questa misura di Gesù sarà la mia stessa misura, sperimenterò la mia limitatezza. Ma anche questa esperienza, quella dell'amore di Gesù che mi spinge sempre ad andare avanti e che non potrò raggiungere mai completamente con il mio amore, diventa un'altra strada per "morire", per non essere più io in mezzo, ma per permettere al Signore di essere in mezzo fra te e me.
Vediamo dunque il mistero pasquale, l'abbandono di Gesù alla morte che lo porta alla risurrezione, come è: come mistero e realizzazione dell'amore più grande, al di là del quale non ne esiste uno maggiore. Primo elemento di questo amore è l'obbedienza al Padre, l'obbedienza fino alla morte».