Il fremito della materia

A Milano, la vita perpetuata nella scultura di Medardo Rosso.
Medardo Rosso

La mostra è singolare. Il materiale espositivo è da museo ma, all’interno della galleria Amedeo Porro, il tono è quello di un evento raffinato e contenuto. È possibile ammirare un vero compendio della parabola artistica di Medardo Rosso: ci sono disegni, lettere agli amici collezionisti, fotografie, un assemblaggio fotografico e, naturalmente, i bronzi, i gessi e le strepitose sculture in cera. Il ventaglio di opere restituisce il profilo di un artista virtuoso dei materiali e instancabile sperimentatore, innanzitutto per quanto riguarda i soggetti.

Medardo opera un rifiuto dei temi tradizionali, similmente a quanto fanno negli stessi anni gli impressionisti e gli scapigliati. Abbandonando tutto ciò che è eroico, solenne, simbolico, mitologico o letterario, sceglie infatti di rappresentare personaggi comuni come vagabondi, ubriachi, portinaie, malati, bambini, ecc. Agli occhi dei suoi contemporanei benpensanti, tali figure erano poco nobili e indegne per essere elevate a soggetto dell’opera d’arte, molto presto però la sua intuizione si rivela vincente e la modernità di quell’umanità quotidiana e vicina arriva intatta fino ai giorni nostri.

 

La vicinanza stilistica ai pittori più all’avanguardia emerge, però, anche nello stile: alla tradizione scultorea del marmo e del bronzo, l’artista affianca materiali tanto precari quanto arditi come il gesso, la terracotta e la cera; proprio questi materiali consentono al Rosso di modellare con immediatezza e velocità le figure, tanto da rendere visibili i tocchi della mano e delle dita, così come sulle tele degli impressionisti si poteva distinguere il tocco delle pennellate. Le forme non sono più definite; i contorni netti e precisi si dissolvono nella materia, quasi scossa da un fremito di vita. I dettagli vengono assorbiti da figure sempre più sintetiche e quasi evanescenti. Sotto l’effetto della luce, i personaggi vibrano e si fondono con l’atmosfera, rivelando l’immediatezza di un profilo psicologico, molto più dell’aspetto fisico o della somiglianza fisiognomica.

 

È così che le opere di Medardo distruggono il concetto di “statua”: nulla è fermo, immobile, statico. La materia pare, piuttosto, respirare, vibrare, vivere. Le figure non sono bloccate nel tempo; colte in un attimo preciso dispiegano la vita di quell’attimo fuori dal tempo, riportandolo ai nostri occhi ancora pieno di flagranza e palpitante di vita.

La mostra mette in evidenza anche il carattere profetico dell’artista che riesce a precorrere i tempi mediante soluzioni sempre nuove: l’arditezza dei nuovi materiali e della loro lavorazione, la disinvoltura nel decostruire una scultura, l’eliminazione del basamento e l’istituzione di un unico punto di vista per osservare l’opera… Tutto ciò e altro ancora anticipa le innovazioni stilistiche che saranno tipiche delle avanguardie.

 

Rosso. Opere scelte, Galleria Amedeo Porro arte moderna e contemporanea, Milano, fino al 29 luglio 2011 (catalogo Skira).

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