Il fratellino volato subito
Abbiamo vissuto un episodio molto doloroso e non ho saputo comunicare a mio figlio di 5 anni quello che in realtà è successo, perché non sapevo cosa dire… Di fronte alla morte prematura (il bambino aveva solo tre giorni) del mio secondogenito, mio figlio Carlo di 5 anni mi ha chiesto: Quando si muore?. Alessia – Bologna ¦ I nostri bambini necessitano di una spiegazione chiara e semplice di fronte alla morte, affinché con le nostre parole possiamo dare loro il senso della vita. Bisogna dire loro che si muore quando si ha finito di vivere, e se questo a noi può sembrare drammatico, ai loro occhi non è così. Questa verità profonda, nella sua realtà, non ha i connotati angosciosi che noi le diamo e rassicura tutti quei bambini che stanno attraversando il momento dell’ansia della morte. Al piccolo Carlo si può dire che il fratellino se n’è andato in fretta, prima di vivere, di crescere e invecchiare, e che noi tutti che lo aspettavamo da tanto abbiamo sofferto, certo; ma ora lui, finita la sua brevissima esperienza terrena, ci aiuterà tutti. In questo modo egli farà sempre parte della famiglia, non nella tristezza, ma nella vita simbolica. In questo modo, con semplici espressioni, noi permettiamo al fratellino di vivere sempre nella famiglia, perché ne fa parte essendo stato amato nei mesi della gestazione e sino alla nascita. La cosa importante non è la durata della vita fisica, ma il miracolo di un essere umano che prende corpo da due genitori che si amano e può nascere e far parte dell’umanità. Per noi è difficile a volte comprendere come la rappresentazione simbolica sia ciò che accompagna la vita e vada al di là del tempo. A volte raccontiamo ai bambini storie strane sulla morte, oppure nascondiamo loro la verità, temendo chissà quali reazioni. Tutta la nostra vita, sia che abbiamo una fede o no, ci dimostra che c’è una dimensione diversa da quella che stiamo vivendo, una realtà che certo ora non possiamo conoscere fino in fondo, ma che in qualche modo possiamo avvicinare. Intuiamo che è fuori dal tempo e dallo spazio. Ci avviciniamo ad essa con le espressioni dell’arte, col pensiero, con esperienze spirituali, ovvero, come nel caso del nostro piccolo Carlo, con la morte del fratellino. Naturalmente, se siamo credenti, possiamo dare un nome a questa realtà e dire che il fratellino ora è con Dio, e possiamo pregarlo e chiedergli di darci una mano. È una occasione per aprire i nostri figli al mistero della vita e dir loro che vale la pena di viverla bene.