Il frammento ricomposto

Non è un caso che il collage esploda nell’arte proprio all’inizio del Novecento. La fotografia ha da poco soppiantato i dipinti nell’imitare in modo sempre più fedele il mondo. L’arte visiva si dedica così a nuovi campi di ricerca: Perché invece di imitare il mondo non lo si ricostruisce, magari utilizzando proprio pezzi e fram menti del mondo reale, trasportandoli tali e quali direttamente sulla tela?. È questa la prassi di tantissimi grandi artisti del secolo scorso. I primi sono i cubisti: Picasso e Braque avanzano la coraggiosa proposta inserendo nelle loro nature morte, frammentate e poi ricostruite, pezzi di giornale. Non ha nessuna importanza il frammento di notizia che possiamo scorgervi; quel pezzo di carta vale solo come tassello che, insieme a quelli dipinti, ricostruiscono la realtà. Certo che lo scalpore suscitato da quel pezzo di mondo non più fittizio, rappresentato, ma piuttosto presentato nudo e crudo, deve aver acceso di nuova passione la fantasia di tanti artisti. A giro di ruota ecco i futuristi italiani che tagliano e incollano sulla tela la testata della loro rivista Lacerba, le incitazioni alla nuova Italia. Ma già qui, insieme alle tele, troviamo opere più leggere e meno impegnative, forse proprio per questo più azzardate nell’uscire dai canoni: nei disegni a china di Marinetti, leader del gruppo, le parole scritte a mano si intrecciano in volo incrociando scritte tagliate dai giornali e incollate sul foglio. Il segno autografo e personalissimo dell’artista si mette a gara con i testi e i proclami prodotti su larga tiratura dai moderni macchinari sbuffanti che tanto piacevano ai futuristi. Come frammento di mondo il collage si propone poi anche al di fuori dell’ambito strettamente artistico, per ritornare quindi al mondo stesso da cui è stato prelevato: è il caso della lettera-collage scritta da Breton, capo e ispiratore del Surrealismo. Il testo non ha più una sequenza univoca, ma la lettura si presta a diversi punti di partenza e di arrivo; è facile immaginare il destinatario nell’atto di girare e ruotare a più riprese la lettera per poterne leggere il puzzle di testi, scritti a mano o riportati da ogni dove. La lettura assume così i toni deliranti e onirici tanto cari ai surrealisti, e in questo modo il metodo del frammento passa come un contagio dalla composizione dell’opera alla lettura della stessa. Dopo tanti collage che, pur nella vivacità compositiva, rasentano il monocromo ingiallito della vecchia pagina da giornale, i colori esplodono nell’opera di Matisse. I cartoni tagliati e riassemblati dipinti di tempera brillantissima accendono le sagome delle sue figure, tanto essenziali quanto penetranti, al punto da rimanere impresse nella mente dello spettatore per continuare a danzarvi anche dopo aver lasciato le sale espositive. E ancora dadaisti, espressionisti, artisti pop ed informali… tutti corrono all’uso del collage e del riporto, che col passare del tempo si fa sempre più invadente: prima solo pezzi di giornale, poi cartone, tela, stoffa, cuoio, legno… Tutti i frammenti del mondo possono essere colti dall’artista e riportati nell’o – pera d’arte per collegarsi in direttissima a quella realtà ricca e diversificata che cambia tanto velocemente. Nelle ultime sale i collage non si presentano più come un attento studio di composizione fra elementi dipinti e frammenti incollati: i manifesti degli anni Sessanta vengono malamente strappati dalle pareti e riportati sulla tela. Le smaglianti icone e le insegne pubblicitarie che accendevano le strade nei felici anni del boom economico si presentano ora sbiadite e frammentate. La sicurezza e l’allegria di quelle immagini inossidabili cede il passo alla transitorietà che, tutto sommato, sembra conservarsi, se non svilupparsi, fino ai giorni nostri. Ma forse la transitorietà, più che la metafora nascosta in un’opera, può quasi proporsi come la stessa poetica del collage: frammenti e brandelli di realtà passano e quasi transitano agevolmente dal mondo all’arte, senza più una funzione, un uso o uno scopo; o, forse, con un nuovo scopo, quello di ricostruire e re-inventare un mondo che facilmente può essere smontato, fatto a pezzi. Una tecnica che quindi si confà particolarmente al genio artistico che per propria natura è capace di percepire in modo unitario e sintetico cose sparpagliate, frammentate. Così accade nella percezione del mondo come nella composizione di un quadro, dove anche il frammento più insignificante riacquista nell’insieme. Collage/Collages, Dal Cubismo al New Dada, GAM di Torino,fino al 6/1/2007 (Cat. Electa).

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