Il fotografo ferito di piazza Maidan
Roman Malko è giornalista e fotografo all'Ukranian Weekly, uno dei pochi periodici veramente liberi in Ucraina. Arriva mostrando la foto della manifestazione degli stranieri presenti a Kiev, dianzi al Parlamento, a sostegno della rivoluzione. Grande orecchino al lobo sinistro, sguardo vivo, codino biondo e un amore pazzo per il figlioletto di un anno, moglie anch'essa giornalista, è tornato da due giorni dalla Polonia dove è stato operato ad un occhio. Il 20 gennaio, infatti, era stato ferito da una pallottola vagante, dopo che il 19 era stato colpito al cranio da un sampietrino. Quel giorno una ventina erano stati i giornalisti feriti, probabilmente c'era un disegno preordinato delle forze speciali per colpire la categoria. Fatto sta che in questo modo, e se ne rammarica, non ha partecipato ai giorni piùcruenti della Majdan.
«L'elemento più importante di questa rivoluzione –mi dice –è il cambiamento avvenuto nella gente normale, che è stata colpita dalla generosità dei giovani della Majdan, che hanno dato la loro vita per la libertà. Manipolazioni? Veramente ce ne sono state, ma i giovani morti sono ucraini, parlano le lingue, hanno viaggiato, non hanno più paura dell'orso russo. Hanno capito che non c'era altro modo per cambiare l’Ucraina. Era gente gentile ed educata, quando doveva lanciare una molotov chiedeva per favore di essere lasciata passare! Sulle barricate c'era la classe media, intere aziende, persino coi Suv hanno portato le gomme per le barricate in piazza Indipendenza».
In qualche modo Roman è stato un profeta. All'indomani della mancata firma dell'accordo a Vilnius, aveva scritto che sarebbe successo qualcosa di grave. «In questi tre mesi abbiamo rivissuto l'intera storia ucraina, e quindi non posso che esser ottimista, qualcosa cambierà. Abbiamo versato troppo sangue. Come un mio amici fotografo che s’era trovato preso nella terra di nessuno tra la polizia e i giovani manifestanti. I poliziotti gli hanno gettato addosso una granata, sta perdendo la vista, ma èstato lanciato vivo non si sa come. I medici dell’ospedale non gli hanno nemmeno tolto le schegge dagli occhi, cosa che poi hanno fatto i loro colleghi in Polonia. E poi la classe giornalistica dell’Ucraina ha fatto un gran passo in avanti in queste settimane, è cresciuta la coscienza che dobbiamo “dire e dare la verità”, e non le consuete menzogne del regime. Anche se continuano ad esserci giornalisti embedded del regime russo. Tutti i giornalisti dell'edizione ucraina di Forbes si sono licenziati in blocco nel momento in cui èstato chiesto loro di nascondere la veritàdella Majdan. Grandi sono state le web tv, libere, puntuali, acute. Poco alla volta la censura èstata superata dagli avvenimenti… E pensare che dopo il 26 novembre il ministero dell'informazione sembrava fosse tornato ai tempi sovietici».
Roman ha le sue idee sulla Crimea, anche se il rischio di conflitto è reale, secondo lui i tatari non accetteranno mai la dominazione russa. E loro fanno molti più figli dei russi, quindi prima o poi la storia starà dalla loro parte. Sulla Tymoshenko… Beh, meglio non parlarne, firma affari con Putin, e forse ancor oggi sta cercando di farne di nuovi. Sarà lei colei che si vanterà di aver portato a più miti consigli Putin e si presenterà come la salvatrice della patria?