Il festival internazionale del film al via
Come negli anni passati, la sezione-guida è Alice nella città, cannocchiale sul mondo giovanile. Il mondo fino in fondo, opera prima di Alessandro Lunardelli, fuori concorso, è certo il racconto del viaggio di Daniele in Patagonia, ma è soprattutto il viaggio di liberazione interiore di un ragazzo di buona famiglia lombarda, inseguito da un fratello troppo responsabile fino in Cile, dove ha il coraggio di rivelargli la propria omosessualità. Discorso attuale, ma condotto in modo molto misurato, libero da qualsiasi ideologia o clichè, anche grazie all’interpretazione davvero pregnante di Luca Marinelli e molto buona del giovane Filippo Schicchitano.
Se il film parte lento, poi man mano il ritmo vola, i sentimenti escono allo scoperto, senza indulgere ad alcun bozzettismo ed il racconto appare capace di farsi leggere a più livelli, affrontando il tema cardine della libertà: dai condizionamenti familiari e sociali, dalla febbre del lavoro e dello sport, dal passato di dolore – il tassista cileno –, per giungere ad una visione di purezza della natura contaminata dall’uomo ma sempre affascinante. Dove arriverà il giovane introverso Daniele?Nemmeno lui lo sa. Ed è questo il risultato più bello di un racconto di formazione limpido, equilibrato, ben fotografato e recitato, anche nel solo minuto in cui compare Barbora Bobulova. Un film che è più di una promessa.
L’ultima ruota del carro di Giovanni Veronesi era molto atteso. Storia vera di un piccolo uomo onesto, Ernesto, che rimane fedele a sé stesso posando lo sguardo sugli ultimi 40 anni di storia italiana, è una commedia “politica”, nel senso di indagine sociale che non risparmia ironie sui vizi e le virtù nostrane, con un occhio ovviamente pungente sui politici (alcuni).
Ernesto – un fantasmagorico Elio Germano – fa tutti i mestieri, si incontra con gente poco pulita, ha un amico, Giacinto (un ottimo Richy Menfis), è l’ultima ruota del carro del carrozzone Italia. Ma è una ruota onesta, fedele alla moglie, alla famiglia, cerca di vivere in una Roma osservata più come contorno che come – per fortuna – protagonista (anche se il greve tocco romano centrico pesa…).
In realtà la commedia umoristico-satirica di Veronesi è sotto sotto un elogio dell’Italia onesta, dei valori, e forse un invito a recuperarli? Chissà, forse è pretendere troppo dal film che sa trovare momenti sinceri accanto ad altri prevedibili. Molto brava Angela Mastronardi nel ruolo della moglie Angela ed Alessandro Haber nel ritratto-caricatura del pittore moderno di grido. Un po’ eccessivo Sergio Rubini come manager in odore di corruzione. Andrà certo bene in sala, perché si ride ( un po’) e, forse, si pensa. Della serie, la buona commedia corale italica non passa mai di moda.
La Corea del Sud ci regala un filmone (Snowpiercer), diretto da un professionista come Joon-ho Bong, dal sapore metaforico, fantascientifico, onirico: insomma una buona miscela di generi a raccontare una terra avvolta dal gelo, dove il resto dell’umanità viaggia in un treno perfetto dove i miserabili e i ricchi sono ben divisi e non possono comunicare tra loro. Una sorta di inferno dantesco violentissimo, con atmosfere naziste e un messia-leader di stampo New Age (John Hurt), dal ritmo concitato che sfocia in rivoluzioni e aggressioni durissime. Attori perfetti come Chris Evans, una irriconoscibile Tilda Swinton, Ed Harris, Jamie Bell intrecciano una narrazione corale dal forte significato simbolico di lotta per l’uguaglianza dell’umanità e la voglia di speranza… Certo molti, forse troppi temi, ma il film scorre e le due ore volano. I coreani hanno imparato bene il mestiere da Hollywood.