Il festival è partito

“Soap opera”, di Alessandro Genovesi, ha aperto il sipario della rassegna romana. Ha colpito il film dell’afgano-tedesco Burhan Qurbani, “We are young. We are strong”, sulle violenze del 1992 a Rostock contro gli immigrati asiatici
Ale e Franz

E così è arrivata anche la nona volta della rassegna romana. Dato che la giuria quest’anno è affidata al pubblico, è sembrato doveroso aprirla con un film che ne incontri i gusti abituati alla tivù, cioè con il lavoro fuori concorso Soap opera di Alessandro Genovesi. Tranquillo e prevedibile, innocua miscela di mèlo e commedia, talvolta spiritoso e piacevole, indaga la vita di un gruppo di condomini che sono altrettanti “tipi” dell’oggi italiano (secondo gli sceneggiatori e il regista), alla vigilia di un capodanno nevoso. Così incontriamo la coppia di gemelli (Ale & Franz), l’attricetta di Soap (Chiara Francini), il maresciallo tenerone (Diego Abatantuono), l’amante fedele (Cristiana Capotondi), il pasticcione Fabio DeLuigi e il neopapà con problemi di identità sessuale Ricky Memphis. Intrecci sorridenti, semplici, buonisti e siamo certi che il prodotto piacerà, perché non chiede nulla a nessuno.

Viceversa, il primo film della nuova sezione “Cinema d’oggi”, Wir sind jung. Wir sind stark dell’afgano-tedesco Burhan Qurbani, racconta le violenze del 1992 a Rostock contro gli immigrati asiatici. Un bianco-e-nero lucido, riprese nervose, volti occhi corpi, figli e genitori distanti: la Germania di un tempo e forse in parte certa Germania d’oggi. Drammatico e bello – il bianco-e-nero poi diventa colorato affumicato – il film, se mai si potrà vedere in sala, sarà una scoperta.

La sezione “Alice” ha aperto col film di Giulio Base, interpretato da Giorgio Pasotti, Mio papà, mentre Luca Viotto ha raccontato per il Centro Televisivo Vaticano e l’Ente dello Spettacolo 27 aprile 2014, ossia la canonizzazione di papa Roncalli e Wojtyla, presenti Ratzinger e Bergoglio. Un assoluto nella storia.

I giochi si stanno aprendo, vedremo.

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