Il festival dell’incontro tra Oriente e Occidente

Si è concluso a Udine il 16esimo Far East Film Festival: molto più che una rassegna cinematografica, ha portato in città appassionati da 16 Paesi del mondo
Far east film festival 2014

Probabilmente pochi lo sanno; ma Udine, «anonimo» capoluogo di provincia di nemmeno 100 mila abitanti, mette in piedi ogni anno un evento che solo nel 2014 ha raccolto 55 mila spettatori da 16 Paesi del mondo. È Il Far East Film Festival – Feff per gli amici –, la maggiore rassegna di cinema orientale in Europa, che per la 16esima edizione appena conclusa (dal 25 aprile al 3 maggio) ha presentato una selezione dei 60 migliori film – di cui buona parte anteprime europee – provenienti dalle estreme propaggini dell'Asia. Una selezione tematicamente eterogenea; ma se proprio volessimo trovare una parola chiave, tanto per cambiare di questi tempi, sarebbe «connessione»: non solo perché i social network sono il filo rosso che unisce molti dei titoli, ma anche perché «il mondo sta cambiando, e anche noi europei ci siamo resi conto che è necessario confrontarsi con un Estremo Oriente sempre più vicino – afferma la curatrice, Sabrina Baracetti –: siamo passati dalla paura alla consapevolezza, e credo sia il superamento di questo gap culturale a distinguere quest'edizione del Feff».

Un posto speciale nella rassegna è stato riservato a Hong Kong, che a 17 anni dall'unificazione con la Cina cerca di non perdere la sua specificità identitaria – la hongkongness – anche grazie al cinema; ma il 2014 è stato segnato anche dalla rinascita delle Filippine, che grazie a un'oculata politica di sostegno al cinema indipendente e a basso costo ha portato a Udine sei film. Tra questi Barber's Tale, storia di una donna che, rimasta vedova, sfida le convenzioni sociali continuando l'attività di barbiere del marito, mentre la sua vicenda personale si intreccia con quella del suo Paese sullo sfondo della dittatura di Marcos. I dieci minuti di applausi per l'attrice protagonista, Eugene Domingo, alla fine della proiezione, hanno fatto presagire il podio – essendo il pubblico a votare per il premio finale, il Gelso d'Oro –, che infatti è arrivato con un terzo posto. Al secondo è arrivato il coreano The Attorney, storia vera di un consulente legale che supera il disinteresse per la politica quando un amico viene arrestato durante la dittatura degli anni Ottanta; mentre ad aggiudicarsi il Gelso d'Oro è stato il giapponese The eternal zero, che mette in scena le ricerche di due fratelli sulla vita del nonno morto da kamikaze durante la Seconda guerra mondiale.

Il Feff, però, non è solo cinema: tra mercatini di artigianato asiatico, mostre, concerti, aperitivi a tema e laboratori artistici e sportivi, sono più di un centinaio gli appuntamenti che si sono snodati in città durante tutta la settimana di festival. Senza dimenticare nemmeno «il Nordest che lavora», cosa che da queste parti non fa mai male: la Camera di commercio ha organizzato infatti una serie di incontri per imprenditori che intendono sbarcare in Asia con i loro prodotti.

Al di là di questo, però, il Feff è soprattutto un'occasione di incontro: bastava vedere le tante persone che si fermavano a chiacchierare o a bere qualcosa fuori del teatro Giovanni da Udine, sede delle proiezioni, con interessanti capannelli in cui gli occhi "a mandorla" si mischiavano a quelli "a nocciola". Udine, del resto, è una città ospitale: l'iniziativa Bed and Feff – con cui le famiglie ospitano attori, giornalisti e registi – raccoglie di anno in anno una buona risposta, con diverse riconferme di chi ha già partecipato.

Udine si conferma, quindi, non solo una piccola capitale del cinema – potendo contare su una filiera che va dalle sale, alla produzione alla distribuzione –, ma anche dello scambio culturale: perché, per dirla con la Baracetti, «siamo globali perché siamo locali, guardando lontano senza perdere il legame con il nostro territorio».

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