Il dubbio

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Siamo nel 1964, in epoca conciliare. In una scuola cattolica statunitense gestita da suore si affrontano due antitetiche visioni della vita e della Chiesa: da una parte la tradizione e la conservazione di sorella Aloysius, dall’altra il progressismo di padre Flynn. La prima è la severa e austera preside della scuola, il secondo un giovane parroco che instaura con gli studenti un clima di complicità e benevolenza. Il confronto si tramuta in scontro quando sorella Aloysius sospetta padre Flynn di intrattenere rapporti poco chiari con uno degli studenti della scuola. Il dubbio della suora, non sostenuto da altra prova che non dalla sua personale convinzione, si trasforma man mano in incrollabile certezza che si muoverà in ogni modo per inchiodare il prete alle sue presunte responsabilità, coinvolgendo anche la madre del ragazzo e una mite suora insegnante. Il dubbio del titolo è il filo conduttore di tutta la storia: il dubbio della fede, il dubbio della colpevolezza, il dubbio dell’innocenza. Il mistero non si scioglie completamente, e la verità, la chiara e limpida verità dei fatti, non emerge mai a scacciare le ombre. Rimane la certezza, paradossale, che in certi casi, quando il sospetto riguarda fatti di tale indicibile portata, la verità non serve. Basta la determinazione a infangare, macchiare, sporcare. Il film ha i pregi e i difetti delle trasposizioni sul grande schermo di testi teatrali (qui è l’opera omonima del premio Pulitzer J.P. Shanley): ottimi testi, grandi interpretazioni (i quattro protagonisti sono tutti candidati all’Oscar), ma il tutto mitigato da una certa rigidità di impianto che in qualche modo falsa la veridicità della messa in scena. Un film intenso e interessante che affronta una tematica scabrosa da un’angolazione che farà sicuramente riflettere, lasciando lo spettatore alle prese, e non poteva essere altrimenti, con un insondabile dubbio. Regia di John Patrick Shanley; con Meryl Streep, Philip Seymour Hoffman, Amy Adams, Viola Davis.

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