Il dragone e l’elefante camminano insieme
«Sono certo che se Cina e India lavoreranno di comune accordo, il secolo asiatico della prosperità e del rinnovamento si realizzerà a breve scadenza». Così il presidente della Repubblica Popolare di Cina, Xi Jinping, ha scritto in un messaggio in vista della sua visita in India, compiutasi in questi giorni.
I due Paesi rappresentano i poli dell’Asia dai quali sono emerse culture millenarie che hanno dato vita e forma a un caleidoscopio di manifestazioni sviluppatesi nel corso dei secoli con fasi alterne lungo la storia. Divisi dalla grande catena Himalayana e da Stati cuscinetto come il Nepal, il Tibet e il Bhutan, le due culture hanno influenzato miliardi di uomini e donne e, spesso, si sono anche fronteggiate, sebbene reciprocamente protette dalla catena più maestosa ed inaccessibile – almeno per secoli – al mondo.
Nel secolo scorso la tensione politico-militare era giunta alle soglie di una guerra, annunciata dall’invasione cinese nel Bengala indiano per circa 300 chilometri. Le truppe di Pechino si erano poi ritirate con la stessa rapidità che aveva segnato l’invasione.
Con il progredire dei decenni e con i diversi cambiamenti politici nei due Paesi la storia dei rapporti è stata segnata da un lento ma sicuro riavvicinamento, all’insegna di meccanismi di equilibri internazionali che hanno, di fatto, diviso l’Asia in due sfere di influenza a favore rispettivamente di Pechino e di Nuova Delhi. Nell’era della globalizzazione i due giganti asiatici sono usciti allo scoperto con una escalation inarrestabile di progresso industriale, economico e finanziario che li ha portati a primeggiare in molti settori dell’economia oltre che a imporre una chiara influenza nella geopolitica mondiale. In modo diversi, ma altrettanto importanti, Cina e India sono oggi protagonisti di investimenti e di importazioni ed esportazioni in tutti gli angoli del globo ed hanno dato casa a centri commerciali e finanziari che determinano la vita del mondo.
Per questo la visita di Xi Jinping a Delhi è stata significativa: è, infatti, un riconoscimento del nuovo governo Modi, a poco più di cento giorni dall’elezione del nuovo primo ministro indiano, e parla di pragmatismo politico-economico. L’idea di una lettera in occasione del suo viaggio ufficiale presso il suo vicino di casa esprime la creatività e la pragmaticità di questi due Paesi.
«La mia prima visita in questa terra antica e magica è avvenuta 17 anni fa, in un momento in cui l’economia indiana stava avviando il corso delle sue riforme e mostrava segni di una sua nuova vitalità. Il mercato stava decollando nel suo centro commerciale, Mumbai, Bangalore stava imponendosi con la nuova Silicon Valley, i films di Bollywood e lo yoga erano avviati a conquistare popolarità in giro per il mondo. La gente era piena di aspettative e la loro antica civiltà aveva iniziato un processo di ringiovanimento». L’analisi offerta da Xi Jinping indica l’apprezzamento proprio di quei nodi che per lungo tempo erano stati motivo di rivalità ed attrito fra i due giganti asiatici.
Ma ancora più significativa è l’analisi dell’attuale situazione che il premier cinese offre al Paese che ha visitato. «Con l’elezione del nuovo governo c’è ora un’ondata di riforme che percorre tutta l’India, e una fiducia sempre più cosciente ed incoraggiante vissuta e condivisa dalla gente, capace di attirare l’interesse internazionale e le opportunità che questo può offrire». Fondamentale è, poi, la coscienza del progredire positivo delle relazioni fra i due Paesi che contribuiscono ad alimentare certezze di mantenimento della pace e di sempre maggior benessere delle popolazioni dei due Paesi. La Cina, negli ultimi anni, è diventata il maggior partner commerciale dell’India. Il volume d’affari, infatti, è passato nel corso del primo decennio del nuovo millennio da 3 miliardi di dollari Usa a quasi 70 miliardi. Sono circa 820 mila all’anno le visite turistiche reciproche.
Ma i due Paesi collaborano anche ad altri livelli: questioni climatiche, sicurezza energetica ed alimentare ed altre questioni di carattere globale. Non è rimasta ignorata la questione spinosa dei confini e i due Paesi hanno cercato di lavorare alla costruzione di accordi per mantenere la pace, scoraggiando pericoli di tensione. «Nella prima parte del XXI secolo, i rapporti India-Cina sono diventati una delle relazioni internazionali più dinamiche e promettenti», ha sottolineato Xi Jinping, che, al tempo stesso, riconosce che entrambi i Paesi si trovano in una fase cruciale di cambiamenti. «Il popolo cinese – afferma il premier cinese – è impegnato a realizzare il sogno di una grande rinnovamento nazionale. Siamo impegnati in riforme profonde in tutti i settori. Miriamo a migliorare e sviluppare il sistema sociale in base alle caratteristiche cinesi e ad una modernizzazione del sistema e della capacità di governo nazionale».
A conferma di questo processo in corso all’interno dell’immenso cantiere cinese, Xi Jinping parla di circa 330 riforme di rilievo trasversali a 15 aree di interesse industriale e commerciale. Xi Jinping riconosce, poi, la validità della politica del nuovo primo ministro indiano, Narendra Modi, il cui governo ha evidenziato una decina di aree prioritarie, fra le quali la necessità di una sempre più efficiente amministrazione ed una infrastruttura al passo con gli sviluppi economico-finanziari. Il primo ministro cinese apprezza, inoltre, l’impegno a costruire un’India moderna, forte ed unita.
«Cina ed India, quindi, sono entrambe di fronte a opportunità storiche e i rispettivi sogni di rinnovamento nazionale sono assolutamente sulla stessa linea. Abbiamo bisogno di collegare le nostre strategie di sviluppo ed impegnarci insieme a realizzare i nostri sogni di forza e prosperità nazionali».
Infine, Xi Jinping sottolinea come il primo ministro Narendra Modi sostenga che Cina e India sono «due corpi e un solo spirito». «Apprezzo questo commento, afferma in conclusione il premier cinese, in quanto, nonostante il loro carattere distintivo specifico, il Dragone cinese e l’Elefante indiano mirano alla pace, all’uguaglianza e alla giustizia. Dobbiamo lavorare insieme per realizzare i cinque principi (Panchsheel), che rendono l’ordine internazionale più equo e ragionevole, migliorando al contempo meccanismi e regole di governance internazionale per renderli più consoni alle evoluzioni dei tempi per venire incontro ai bisogni della comunità internazionale».
Il testo del premier cinese costituisce una magna charta dei rapporti fra i due giganti della politica e finanza globale e segna l’evidenza come gli equilibri si stiano decisamente spostando lontano da eurocentrismo e politica estera americana di controllo internazionale.
A conferma di tutto questo, nel corso della sua visita ufficiale in India, il premier cinese ha firmato 12 accordi bilaterali che toccano una varietà di settori, da quello ferroviario alla ricerca spaziale. Hanno discusso anche di questioni scottanti, come quella dei contenziosi sulla linea che demarca i confini, spesso teatro di sconfinamenti e schermaglie. Si è arrivati anche ad un accordo sul ruolo di Mumbai e Shangai considerate come metropoli gemelle. Nell’ambito degli accordi economici non sono mancati anche convergenze a livello culturale e turistico.