Il doppio giuramento di Morsi

Insolita cerimonia per l’inizio delle attività del neo-presidente. Attesa per i prossimi giorni la nomina del governo
Muhammad Morsi

Tutto è originale, tutto è inedito nella grande stagione egiziana, primavera o transizione che sia. Anche la cerimonia di giuramento del nuovo presidente Muhammad Morsi, è stata insolita perché doppia: dapprima in piazza Tahrir, luogo-simbolo della rivoluzione, poi dinanzi alla Corte costituzionale.

Davanti alla folla grande di piazza Tahrir, Morsi ha pronunciato un discorso altamente patriottico, anticipando simbolicamente il giuramento che avrebbe fatto il giorno seguente alla Corte costituzionale. Ha ripreso il suo motto: «Sarò il presidente di tutti gli egiziani». Ha ripetuto di voler essere vicino a tutti, anche ai più poveri, sottolineando nuovamente come il potere non gli venga da un’istituzione ma direttamente dal popolo che è la sorgente prima della sua legittimità. Ha promesso di voler conservare i valori repubblicani, democratici e civili. Ha in effetti ripetuto che l’Egitto sarà uno Stato civile e non religioso. A più riprese ha ripetuto come il suo affetto si indirizzi a tutti, copti compresi, e platealmente ha voluto fare un gesto simbolico: mostrarsi disarmato. Per questo è sceso dal palco aprendo la sua giacca dicendo di non aver paura di nessuno, tranne che di Dio. Ha espresso un elogio sconfinato al «grande popolo egiziano», ai martiri di piazza Tahrir e ha lanciato uno slogan: «La rivoluzione continuerà finché non avrà raggiunto i suoi scopi».

Pronto a difendere il Paese da eventuali attacchi esterni, ha esortato i concittadini a far bene il proprio lavoro, ed “ecumenicamente” ha salutato tutti: dall’esercito alla polizia, da tutte le corporazioni agli anziani, dai giovani alle donne. Ha parlato molto, ovviamente, del rilancio dell’economia e del turismo, che sono in ginocchio e senza la cui ripresa il suo mandato sarà senza grande avvenire.

Ha avuto una forte audience radiofonica e televisiva, ha parlato in modo semplice, da grande oratore. Ha saputo toccare il cuore delle persone semplici e ha saputo infiammare le folle, forse il primo dopo Nasser ad avere tali capacità. E lo fa sorretto da una vicenda personale particolare: sostenuto dai Fratelli musulmani, occupa la più alta carica dello Stato dopo quasi 80 anni di lotta, 30 almeno vissuti anche da lui, conoscendo persino le patrie prigioni.

La cerimonia ufficiale, svoltasi in una base militare, è stata decisamente meno entusiasmante. «Voltiamo una brutta pagina della nostra storia e ne apriamo un’altra luminosa, non torneremo mai indietro», ha detto Morsi, in un discorso pronunciato all’università del Cairo, subito dopo aver giurato di fronte alla Corte costituzionale. Ad ascoltare il discorso di Morsi c’era il capo del Consiglio supremo delle forze armate, Hussei Tantawi, e il capo di Stato maggiore delle forze armate, Sami Hafez Anan. Presenti anche l’ex segretario generale dell’agenzia Onu per l’energia atomica, Mohammed elBaradei, e l’ex presidente della Lega Araba, Amr Mussa. In prima fila anche la moglie di Morsi, Naglaa Aly.

Un successo, quindi. Ma ora gli osservatori aspettano i fatti. Certamente nel mondo arabo i discorsi sono importantissimi e gli oratori capaci non mancano, gli arabi sanno parlar bene e incantare! Ma i fatti sono comunque capaci di ribaltare rapidamente l’opinione popolare. A cominciare dalla nomina del governo, attesa per i prossimi giorni.

Restano tante domande di fondo: accettando, il 22 giugno scorso, di creare un fronte comune con le forze rivoluzionarie di piazza Tahrir, i Fratelli musulmani hanno preso atto del loro isolamento di fatto. Con il patto si sono impegnati a combattere i militari, per il ritorno del Parlamento eletto e poi sciolto dai militari. Ma ora che il loro candidato è diventato presidente, i Fratelli non cercheranno di trovare nuovi accordi con l’esercito per spartirsi il potere a danno dei rivoluzionari?

Le domande rimangono, ma l’elezione presidenziale segna, in ogni caso, una pietra miliare nella storia dell'Egitto, un cambiamento radicale. Ricordiamo che Mohammed Morsi, candidato dei Fratelli musulmani era stato eletto con il 51,73 per cento delle preferenze, circa 13,2 milioni di voti, mentre il suo rivale Ahmed Shafiq, ultimo primo ministro di Hosni Mubarak, era stato scelto da 12,3 milioni di votanti, pari al 48,27 per cento dei consensi.

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