Il divino Guido
L’impressione è forte. Tra i marmi delle pareti e il gruppo del Bernini, spicca nella lussuosa sala di Villa Borghese la tela di Guido, il mito di Atalanta e Ippomene,da Napoli: una gara sul fiorire dell’alba tra due bellezze giovani, eburnee. Un gioiello di grazie e di musicalità che renderà famoso -e ben pagato – Guido.
C’è qui tutta l’arte di uno che fino all’Ottocento veniva chiamato come Raffaello, solo per nome: il divino Guido (1575 – 1642). Poi, l’oblio del Novecento che gli preferisce il rivale contemporaneo Caravaggio. E Guido diventa l’algido pittore della Controriforma ,delle estasi dei santi, dei san Sebastiani languidi, dei melodrammi sacri e profani. Bei colori, belle luci, belle persone, insomma: stucchevole. Un po’ come è toccato a Canova, finalmente compreso nella sua genialità dopo la stroncatura da parte di un grande critico, ma spesso parziale, come Roberto Longhi che ha dettato legge per anni.
La rassegna di trenta dipinti a Roma svela il contrario. E ripaga della lunga ingiustizia un autore geniale, apollineo certo, ma denso, raffinato, drammatico: moderno. Chi osserva la Strage degli innocenti da Bologna capisce che è teatro, ma teatro urlante,dinamico, acceso nello splendore dei colori, nell’urlo dei sentimenti sotto un cielo implacabilmente azzurro: il cielo sereno, l’umanità in furia.
Chi osserva la Crocifissione di san Pietro, dal Vaticano, vede il santo adagiarsi calmo nell’ombra del martirio, tra due carnefici quasi pietosi: altra cosa dalla spiazzante versione del Caravaggio.
C’è poi la Danza campestre, una tela ritrovata da poco sul mercato e acquistata dalla Galleria: nobili e contadini sullo sfondo del blu bellissimo di Guido, tra specchi d’acque e tramonti, nella gioia. Un capolavoro di freschezza, sulla scia dei Carracci. La pittura di paesaggio, genere fino ad allora sottostimato, che diventa invece poesia della vita.
E poi la grande pala del Martirio di santa Caterina d’Alessandria da Albenga: il carnefice brutale con lo spadone, gli angeli- ragazzi alati sulle nuvole e lei vestita di rosa-viola in ginocchio. Dietro, le ombre notturne cedono al primo spiraglio dell’alba: romanticismo, pittura pura come la fede che la anima. E in confronto aperto con la vasta Madonna dei palafrenieri, rosseggiante e bruna, dell’altro genio, Caravaggio.
Ma se si vuole ancora scoprire Guido a Roma, si vada a santa Maria Maggiore, al Quirinale – la Madonna che fila – alla Trinità dei Pellegrini: saranno scoperte autentiche.
Soprattutto vada ad ammirare l’affresco dell’Aurora a Villa Boncompagni Ludovisi al Quirinale, appena restaurato: bello da morire, uno dei più esaltanti inni alla vita.
Guido Reni a Roma. Il Sacro e la Natura. Fino al 22. 5 (catalogo Marsilio).