Il discusso trasferimento dell’imam

Un caso che interessa non solo la comunità islamica ma anche la popolazione di Albenga, trasferito ad altro incarico l’imam Abdejalid Elalami, conosciuto per la trasparenza, l'impegno sociale e la grande capacità di dialogo
Moschea

Sta facendo discutere parecchio nella comunità islamica, ma anche tra la popolazione di Albenga, la partenza dalla città dell’Imam Abdejalid Elalami destinato a fare la guida spirituale in un’altra città del nord Italia.

 

Riguardo i motivi di questa improvvisa partenza, come sempre, si sono dette e sentite una infinità di voci, dove Elalami veniva raccontato in una infinità di versioni. A sgombrare il campo dalle tante possibili interpretazioni è stato lo stesso Imam che ha dichiarato: «Il mio allontanamento è dovuto a divergenze di opinioni circa l'organizzazione della moschea». Dichiarazione in parte confermata da Hamza Piccardo dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (Ucoii) che precisa: «Nessuna lotta tra gruppi diversi nella moschea».

 

Abdejalid Elalami è un giovane aperto, sempre presente nelle vicende del territorio, dove non mancava di far presente il proprio pensiero. Questa sua apertura pare non fosse gradita ad un gruppo di musulmani influenti e più tradizionalisti che lo accusavano di avere una mentalità troppo filo occidentale.

 

Si vocifera anche che Elalami avrebbe dato fastidio ad alcune famiglie marocchine abituate a gestire i fondi della comunità e a prendere decisioni in maniera autonoma: l’attivismo dell’imam, la sua mentalità che lo portava ad avere rapporti con le istituzioni e con i media lo avrebbe messo in cattiva luce verso i suoi antagonisti che avrebbero spinto la comunità a sollevarlo dall’incarico.

 

Ad Albenga  Elalami  si era attivato raccogliendo in un paio di anni oltre 300 mila euro per la costruzione del centro islamico inaugurato tre anni fa, ma anche aveva partecipato alle manifestazioni anti terrorismo dopo di fatti di Parigi,  e aveva anche voluto che fosse installato un circuito di videosorveglianza nel nuovo centro islamico una struttura di 750 metri quadri che  può ospitare circa 500 fedeli di Allah per la loro preghiera.

 

Il centro, tra l’altro, era stato attenzionato dalla Digos  dopo i fatti di Parigi del gennaio scorso: «Abbiamo parlato dei fatti di Parigi – aveva spiegato l’imam, Abdejalil Elalami parlando all'Ansa – e delle reazioni da parte della nostra gente davanti alle uccisioni alla redazione di ‘Charlie Hebdo’. Abbiamo riferito di non aver mai sentito nessuno inneggiare ai terroristi e che tutta la comunità si è trovata sgomenta davanti a quell’episodio inqualificabile. Nessuno mai ha speso parole di simpatia verso quegli assassini, e lo abbiamo detto chiaramente alla polizia.

 

Vogliamo collaborare con le forze dell’ordine perché la sicurezza è un bene di tutti e certamente segnaleremo eventuali episodi anomali, se si dovessero verificare. Come si suol dire, quattro occhi sono meglio di due.  Conosciamo tutti e su tutti possiamo garantire l’assoluta estraneità a eventuali fronde estremiste. I controlli sono sempre molto stretti e, chi è di passaggio, resta giusto lo spazio di qualche giorno. Eppure, come dimostrano le indagini, presenze sospette, in Liguria, ce ne sono, ed è logico pensare che possano essere passate anche da qui».

 

 Abdejalil Elalami  per la maggior parte delle persone che abbiamo potuto sentire è stato un imam di grande apertura, che non ha mai fatto mancare la sua voce e la sua presenza la dove era necessario per abbattere muri e costruire ponti. Non ha mai rinunciato a instaurare rapporti con uomini e donne di altra cultura e religione.

 

La sua è stata una presenza ricca di umanità.

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