Il diritto del bambino alla famiglia

La Giornata mondiale dell’infanzia e dell’adolescenza ha costituito un momento di riflessione seria sull'aumento degli abbandoni e sulla diminuzione delle adozioni. I bambini con patologie psicofisiche sono i più adottabili ma manche il sostegno alle famiglie
Adozioni internazionali

Il brusco calo delle adozioni e la difficile situazione dei minori accolti nelle case famiglia, all’estero ma anche nel nostro Paese, hanno portato le istituzioni a riflettere concretamente sul tema. Il titolo del consueto convegno tenuto in occasione della Giornata mondiale dell'infanzia e dell'adolescenza dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza è stato infatti “Il diritto di bambini e ragazzi alla famiglia: come rilanciare adozioni e affido”.

Il numero dei bambini in stato di abbandono è in crescita, bambini abusati, maltrattati, privi del sostegno genitoriale indispensabile per una crescita sana ed equilibrata, bambini il cui interesse primario all’affetto di una famiglia è violato. Nonostante questo dato, il numero delle adozioni concluse in Italia nel 2012 è diminuito rispetto agli anni precedenti e continua il trend negativo. Le cause sono da ricercare non solo nella crisi economica e nelle lungaggini procedurali che affaticano e scoraggiano le famiglie italiane, ma anche nel minor numero di bambini dichiarati adottabili all’estero (dichiarazione necessaria per procedere all’adozione).

Sta mutando l’orientamento di alcuni paesi d’origine dei bambini adottati fino ad oggi in Italia, più restii all’adozione all’estero, soprattutto dei minori senza problematiche sanitarie e in fascia d’età prescolare. I bambini oggi proposti per l’adozione internazionale sono sempre più bambini cosiddetti special needs, vale a dire affetti da patologie psicofisiche di diversa natura e grado, bambini dagli 8 anni in su o fratrie numerose. Pertanto, oltre il giusto lavoro volto allo snellimento delle procedure in Italia e all’individuazione di strumenti finanziari per un abbattimento dei costi per le famiglie, su cui bisognerebbe lavorare concretamente, c’è da aumentare la sensibilizzazione delle famiglie alla oggettiva realtà adottiva, smontando l’idea del bambino perfetto ad ogni costo quasi a compensare un diritto violato della coppia alla genitorialità.

Forte è stato il richiamo alle organizzazioni che operano nel campo, affinché garantiscano il diritto del bambino a crescere nella propria famiglia. Quindi “diritto del bambino alla famiglia” e non diritto della famiglia al bambino.

La presidente Brambilla ha aperto il convegno leggendo il messaggio di Napolitano, che nell’augurare un buon lavoro ha sottolineato come «l’essere accolto e crescere in un ambiente familiare sereno rappresenta un fondamentale diritto del minore».

È proprio il diritto del minore ad avere una famiglia che deve essere infatti tutelato, come evidenziato anche dalla vicepresidente della Cai (Commissione adozioni internazionali) dott.ssa Bacchetta: sempre più in ogni parte del mondo le cause di abbandono dei minori sono strettamente legate al tasso di povertà, ma è inaccettabile che la soluzione sia quella di privarsi dei propri figli.

Compito delle istituzioni dovrebbe essere quello di garantire prima di tutto alle famiglie, una volta conclusa l’adozione, sostegno a 360 gradi nell’affrontare le inevitabili crisi dei bambini nei momenti cruciali della crescita, e le difficoltà materiali connesse al sostegno di un bambino con problematiche sanitarie. Più genericamente, però, servirebbe nella scuola una maggiore formazione delle insegnanti e una revisione dei programmi.

La giornata ha fornito numerosi spunti di riflessione. Il lavoro da svolgere di concerto tra tutti gli operatori del campo è notevole, ma possibile avendo come obiettivo principale il bambino.

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