Il Dies Irae di Paolo Pellegrin

Tante storie, la Storia, raccontata per immagini: quelle in bianco e nero di un grande fotogiornalista
mostra dies irae

Di storie Paolo Pellegrin ne ha narrate molte. Dall’Iraq all’Afghanistan, dal Darfur ad Haiti, Libano, Gaza; lo tsunami e l’uragano Katrina, la piaga dell’aids e così via. Storie raccontate con immagini in bianco e nero, “sporche” e materiche, cupe, fortemente contrastate, quindi drammatiche nel senso più teatrale del termine, anche mosse e sfocate. Storie a volte dure, tragiche perfino, come la guerra, la prigionia, il dolore, i disastri ambientali.

 

E ogni volta, per ogni storia, il fotografo romano ha cercato di comprendere, di non giudicare, ma di seguire con lo sguardo quel che accadeva e di interpretarlo con tutta la sua esperienza di giornalista e la sua sensibilità di essere umano. Pellegrin usa spesso una metafora: la fotografia per lui è come una lingua da imparare. Una lingua lontana, magari di un ceppo sconosciuto, a cui ci si avvicina, affascinati dal suo mistero.

 

Poco a poco, il mistero svela i contorni e si lascia cogliere e permette a chi l’adopera, al fotografo, di usarla per raccontare storie. «Il mio ruolo, la mia responsabilità, è di creare un archivio della nostra memoria collettiva», dichiara Pellegrin. Nessuno come lui ha saputo rinnovare gli insegnamenti e i principi della tradizione del fotogiornalismo in una nuova chiave, con un linguaggio nuovo; quello del ventunesimo secolo.

 

Con oltre 200 immagini, molte di queste storie e di questi reportage realizzati seguendo la strada del fotogiornalismo puro, che non ha paura di guardare negli occhi il mondo e, soprattutto, di raccontarlo, sono ora visibili nella prima grande retrospettiva dedicata al suo lavoro, che comprende anche Great Performers, una galleria di ritratti di star di Hollywood con la quale ha vinto l’anno scorso un Sony World Photography Award.

 

La carriera di Paolo Pellegrin è costellata da innumerevoli premi e riconoscimenti internazionali, segno di quanto la forza e l’intelligenza dei suoi lavori si impongano, nel corso del tempo, come parti di un’opera universale e coerente. Pellegrin incarna una nuova generazione di fotogiornalisti: cosciente dei nuovi mezzi di produzione e di diffusione delle immagini di attualità, impegnato a rinnovare la visione degli avvenimenti che documenta, attento sempre a mantenere un atteggiamento etico, nella forma e nei modi del proprio lavoro.

 

 

Dies Irae. Fotografie di Paolo Pellegrin.

Milano, Fondazione Forma per la Fotografia, fino al 15 maggio 2011

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