Il diavolo veste mafia
Buoni e cattivi messi sullo stesso piano, anzi sulla stessa bancarella sebbene virtuale? Si', si può. Perché nonostante pubblicamente ci si schieri più o meno apertamente contro “il male” nelle sue diverse declinazioni: mafia, criminalità organizzata, razzismo, ed estremismi vari, é negli acquisti – soprattutto quelli fatti online – che spesso molti giovani sembrano abbattere il confine tra ciò che e' giusto e ciò che non lo e'.
Tutto come se la non realtà del web rendesse meno rischiose o complici alcune azioni e scelte. E così fa breccia sempre di più un politicamente scorretto che fa acquistare gadget di vari tipi, dalle tazze alle magliette, passando per poster che raffigurano e inneggiano alla mafia appunto, piuttosto che alla Banda della Magliana, o alle Brigate Rosse, per arrivare in tempi più recenti allo stratigista Breivik.
A raccontare questo nuovo commercio in cui bene e male si annullano e si confondono per diventare simboli di fascinazione e di successo è il giornalista Alessandro Chetta autore dell'ebook Il diavolo veste mafia (Malitalia, 731,4 KB, € 5,99). Il lavoro del cronista diventa un vero e proprio viaggio nel merchandisign moderno, in cui non importa cosa si vende, ma vendere. E a farla da padrone in questo incredibile calderone di “miti” ed eroi e' ancora una volta la rete: internet. Tanti i siti specializzati in cui e' lo stesso acquirente a scegliere il prodotto da personalizzare.
Un esempio e' il sito Zazzle.co.uk, Custom t-shirts, personalized gift and more, a quanto pare uno dei più attivi nel settore delle vendite online, il sito web dove chi vuol essere di "tendenza" trova pane per i suoi denti. La mafia innanzitutto, ovvero uno degli intramontabili marchi che fa più successo, coi suoi “good fella” (i cosiddetti “bravi ragazzi”), boss, armi, droga, potere e il fascino di chi ha successo e non importa se col sangue e sulla vita di centinaia di persone. Ma a metterci la faccia, ci sono anche “eroi” personaggi come Breivik: il terrorista norvegese che nel luglio 2011 uccise ben 77 persone. E poi ancora immagini e slogan su magliette, peluche e tazze, poster che inneggiano a narcotrafficanti e killer vari, tra vecchi e nuovi. Il tutto vissuto da chi acquista questi prodotti come una sfida, un modo di essere rebel chic che va contro e oltre le regole.
Non senza qualche contraddizione pero'. Perché la regola degli affari è sempre la stessa: business è business e allora perché non mettere una accanto una all'altra t-shirt pro e contro? Magari sulla mafia? Buoni e cattivi, il male e il proprio antagonista: magliette che sponsorizzano il crimine organizzato alternate a quelle di Addiopizzo, l'associazione siciliana antimafia che invita i cittadini all'acquisto e al consumo critico. Perché in fondo il profitto e' l'anima del commercio. Anche se venduta al diavolo.
Il diavolo veste mafia e' il secondo ebook edito dal gruppo Malitalia, un blog di informazione antimafia curato da giornalisti affermati e non, che oggi ha all'attivo oltre al lavoro di Alessandro Chetta anche un altro ebook: Lo chiamano 'U siccu, sulla vita del boss trapanese Matteo Messina Denaro, scritto da Enrico Fierro, Laura Aprati e Angela Corica.
“Il libro nasce dopo un anno di lavoro – spiega Laura Aprati, una dei giornalisti che cura il blog Malitalia -, di raccolta di tutto il materiale che ruota attorno al crimine, anche la musica usata spesso come propaganda. Quello di cui ci si accorge – continua ancora la Aprati –, è che esiste un pericolo insidioso nella comunicazione del male, o per meglio dire in un uso eccessivo della comunicazione, cioé che a un certo punto ci sia una specie di normalizzazione del male, una assuefazione rispetto a ciò che ci accade attorno. Senza dimenticare che spesso dietro a queste operazioni commerciali c'é lo stesso crimine. Un esempio è quello dei narcotrafficanti sudamericani che producono film su loro stessi facendo di fatto soldi su loro stessi”.
Quello di Malitalia, è un impegno etico fatto di articoli, video, inchieste e produzioni in proprio – come gli ebook appunto –, che mette assieme generazioni diverse, ma accomunate dala stessa sensibilità e senso civico di denuncia.