Il dialogo si apre verso l’esterno
All'assemblea dei ricercatori a La Sapienza sono intervenuti per la prima volta anche studenti, docenti e ricercatori di enti pubblici e privati.
Se una novità c’è, è che non c’erano solo i ricercatori. All’assemblea nazionale di venerdì 17 settembre, negli storici edifici de La Sapienza a Roma, erano presenti in gran numero anche docenti, studenti, ricercatori di enti pubblici e privati arrivati da tutta Italia. Un inedito dialogo tra tutti i soggetti del mondo universitario e non solo: perché ciò che accade all’interno degli atenei si estende a molti altri settori, e in ultima analisi all’intero Paese.
I 700 ricercatori intervenuti sono rimasti fermi nella loro indisponibilità alla didattica. La conferma, seppure simbolica in quanto già attesa, ha costretto diversi Consigli di facoltà a rinviare data a destinarsi l’inizio dell’anno accademico: tra questi la facoltà di ingegneria de La Sapienza, quella di Scienze di Tor Vergata e l’intera Statale di Pisa. Altri hanno dovuto accorpare o cancellare corsi.
Difficile, d’altra parte, coprire i buchi con i docenti già incardinati: come già avvenuto in molti atenei nei giorni scorsi, quelli presenti a Roma hanno ribadito che non assumeranno ulteriori carichi didattici. Un coordinamento di oltre duemila docenti de La Sapienza si è inoltre impegnato a dimettersi da tutti gli incarichi non previsti per legge se non verranno accolte le istanze dei ricercatori.
Gli studenti, che sono i più colpiti dal no alla didattica, hanno comunque espresso il loro sostegno esplicito, anche attraverso alcuni dei loro coordinamenti. Sostegno che arriva anche dal settore della ricerca esterna all’università, grande novità di questa assemblea: anche chi lavora per altri enti pubblici o privati, infatti, si sta scontrando con problematiche simili – prima tra tutte l’esternalizzazione di molti incarichi, prassi ormai nella maggior parte dei settori dell’economia – ed ha deciso di fare fronte comune.
Se è evidente che non tutti i ricercatori né tutti gli studenti approvano queste posizioni, il mondo universitario appare comunque unito nel chiedere una riforma condivisa. Ma sebbene alcuni esponenti politici fossero presenti all’assemblea, le voci dei ricercatori faticano a trovare ascolto. Valentina Aprea, presidente della Commissione cultura alla Camera, ha dichiarato di voler accelerare il processo di approvazione portando il provvedimento in aula entro fine ottobre: i tempi stretti precluderebbero però un serio confronto con le parti sociali, come aveva auspicato lo stesso presidente Napolitano.