Il declino di Obama… forse

Il dibattito tv tra i due sfidanti alla Casa Bianca ha incoronato il repubblicano Romney: ma secondo la stampa americana, non è una vittoria priva di ombre
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I numeri sono impietosi: secondo un sondaggio della Cnn, il 67 per cento degli americani ritiene che sia Romney il vincitore del primo dibattito televisivo tra i candidati in corsa per la Casa Bianca, mentre solo il 25 per cento concede la vittoria ad Obama. Soprattutto, secondo la Cbs, il 49 per cento degli indecisi si sarebbe indirizzato verso il candidato repubblicano dopo il confronto di mercoledì scorso. Sono in tanti quindi a chiedersi: dov'era il combattivo Barack che conoscevamo?
 
Per carità, la serata no può capitare a tutti; ciò che è certo è che, in un Paese in cui le sfide tv hanno il loro peso in politica, i giochi sono riaperti. E infatti il New York Times titola «La campagna elettorale acquista una nuova intensità dopo il dibattito», affermando che questo «ha fatto sì che gli indecisi dessero a Romney uno sguardo ulteriore», mentre Obama sarebbe apparso «piatto e sulla difensiva».
 
Lo sfidante repubblicano sarebbe «entrato in scena da destra, per poi muoversi al centro»: in sostanza avrebbe smorzato i toni del suo programma – soprattutto in tema di tasse – per fare appello alla parte più moderata dell'elettorato, «generando tuttavia una certa confusione su come governerebbe realmente».
 
E proprio il nodo delle tasse è considerato centrale dal Washington Post, che già nei giorni scorsi aveva sparato a zero sulle politiche fiscali di Romney che, con numerose riduzioni alle imposte non compensate da sufficienti entrate o tagli di spesa, «peggiorerebbero soltanto il livello del debito»: il quotidiano della capitale sostiene infatti che a far crescere la popolarità del repubblicano sia stato soprattutto il suo «deciso negare che taglierebbe le tasse ai più ricchi, cancellando i benefici fiscali di cui attualmente godono coloro che guadagnano meno di 25 mila dollari l'anno».
 
Un'affermazione, secondo il quotidiano, non supportata da dati su come farebbe poi a quadrare i conti; ma sufficiente comunque a far crescere il consenso della classe media, tradizionalmente più incline a votare democratico.
 
Persino nella “democraticissima” California, in cui il governatore (repubblicano) Schwarzenegger non ha escluso il sostegno ad Obama, l'attuale presidente perde colpi: per quanto il Los Angeles Times critichi in maniera bipartisan, accusando entrambi di aver «manipolato la verità» in quanto ai dati sull'assistenza sanitaria, il carico fiscale e l'istruzione, un sondaggio del San Francisco Chronicle evidenzia come il 49 per cento dei rispondenti ritenga che sia stato Romney a vincere il dibattito, contro il 25 per cento per Obama.
 
La più interessante in questo caso è però la terza risposta, che ha ottenuto il 26 per cento delle preferenze: «Non lo so, ma di sicuro l'ha perso Lehrer». Tutte le testate offrono infatti largo spazio alle critiche piovute sul moderatore del dibattito, Jim Lehrer, accusato di aver lasciato campo libero alla parte repubblicana tanto che «Romney ha moderato da sé la discussione», per dirla con il Times.
 
Anche il Washington Post, nel suo «Sei ragioni per cui Romney ha vinto», attribuisce la prima e più importante ragione proprio a questo fatto.
 
Ed ora? Ad un mese esatto dall'elezione, «Obama pianifica un cambio di approccio», titola oggi il Post: ma sono i dati aggiornati su economia ed occupazione negli Usa, gli elementi che potrebbero dare una svolta in un senso o nell'altro alla campagna elettorale.

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