Il costo dei figli

¦ La generazione dei nostri genitori, ora sessantenni, ha avuto la tentazione di non voler far mancare niente ai figli: è nata la società dello spreco e l’idea che non si può vivere senza una quantità di stimoli crescenti (beni, ma anche servizi), mentre i nostri nonni imparavano dalla natura il senso del limite, non tanto monetario quanto economico. Oggi si arriva a stravolgere il concetto di paternità responsabile affermando che finché non si può garantire di poter dare molto in termini economici ai figli, allora è più responsabile non averne o averne al massimo uno. Noi crediamo che non si debba far mancare l’amore tra i coniugi, una vita semplice e il tempo per stare in famiglia. Cosa ne pensa?. A. e G. – Grosseto Ciò che colpisce nella società dello spreco è l’abitudine a comprare oggetti e beni che hanno più valore nella relazione sociale che per la funzione che svolgono, oggetti e beni che aumentano il valore sociale di chi li acquista, tanto da far dire che si compra, con essi, uno stile di vita. La dinamica che ha rivestito oggetti e beni di significati importanti, quali il benessere e l’inclusione sociale, non ha lasciato fuori la maternità e la paternità: è effettivamente frequente che le coppie affrontino la decisione di avere o meno un figlio con un pensiero troppo condizionato dal possesso dei beni che si ritiene doveroso offrirgli. Il condizionamento si nasconde, a mio parere, nell’idea di dover provvedere al compito dell’accudimento materiale del bambino sottovalutando le risorse che nascono da uno stile di vita sobrio e dall’esperienza relazionale forte che si fa con un figlio. È tanto forte quest’esperienza della maternità e paternità, che più di ogni altra può aumentare la capacità introspettiva, la possibilità di riflettere sui propri comportamenti, di adattarsi. Perciò il figlio va desiderato non in quanto è il bambino che deve completare i sogni degli adulti, ma perché è colui che arricchisce le capacità personali, le relazioni familiari e le abilità di distinguere l’essenziale dal superfluo. La qualità dell’accudimento non diminuirà di certo con una minore sudditanza verso il marketing rivolto all’infanzia! Anzi in questo senso lo stile di vita sobrio delle generazioni anziane, cui fate riferimento nella lettera, può generare idee più creative nel compito dell’ accudimento materiale. Per una coppia giovane fare scelte lavorative mirate ad assicurarsi molti beni materiali, seppur nella tensione di offrirli ad un figlio, può portare al rischio di trascurare il tempo della relazione. Questo finisce per invalidare il vantaggio stesso che il possesso dei beni sembra rappresentare. Sarebbe bene riflettere sull’antico e sempre moderno adagio che dovremmo lavorare per vivere e non vivere per lavorare. spaziofamiglia@cittanuova.it

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