Il correttore
Eh sì, George Steiner – critico letterario e d’arte, filosofo e facitore di cultura – è stato anche romanziere. Oggi viene ripubblicato un breve romanzo del 1992 che intreccia la micro-vicenda di un correttore di bozze, che si ritrova improvvisamente con la vista compromessa e la carriera distrutta, con la macro-vicenda del tracollo del comunismo e, quindi, della disillusione di milioni di uomini e donne che avevano affidato i loro ideali all’escatologia marxista.
C’è un passaggio del libro – la vicenda è interamente ambientata in Italia, da qualche indefinita parte – che commuove e chiarifica: il tremendo e perfezionista correttore protagonista scopre sotto un arbusto una lapide romana, probabilmente di un bambino. Poco alla volta e a fatica (per la malattia ma anche per la stratificazione storica!) decifra l’iscrizione: “Manet amor”, l’amore rimane.
Il romanzo sta tutto in quest’episodio, peraltro mirabilmente descritto: c’è la ricerca della perfezione, la storia che s’accumula e riemerge, la crisi di una visione del mondo che voleva cancellare ogni traccia di religiosus. E c’è l’immutabile sfida del cristianesimo dell’amore.