Il corpo. Fatica,armonia e gloria
Ahimè, povero, povero corpo! A quanti supplizi sei sottoposto! Ti strapazzano le top model e le miss dei concorsi di bellezza, che devono farti rientrare nei numeri delle superfici corporee e dei perimetri graditi agli occhi del mercato e dei giudici. Non hanno pietà di te gli atleti che t’impongono ore e ore di palestra, d’allenamenti estenuanti, per farti stracciare quel numerello del record imbattuto, per segnare quel gol in più, per infilare nel canestro quella palla in più dell’altra squadra. Non han certo benevolenza verso di te le ballerine che ti nutrono timidamente per farti volteggiare esile come farfalla sui numeretti che regolano le note sullo spartito dell’orchestra. Ti guardano con l’occhio storto stuoli di femmine e maschi che vedono con orrore l’indice spostarsi oltre il numero innalzato come barriera invalicabile nella scaletta della bilancia. Ti hanno bistrattato schiere intere d’asceti lungo i vari secoli e attraverso le più varie latitudini religiose. E chi ha acconsentito ad indulgere un po’ troppo con te, ha dovuto far i conti con i numerelli (sì, ancora loro, quei rompiscatole di numeri!) di colesterolo, trigliceridi e diavolerie varie. Con te non sembra esserci proprio partita: Amichevole nemico e ostile amico , ti chiamava già tanto tempo fa un Padre della Chiesa, Gregorio di Nazanzio. L’unica alternativa sembra essere una asettica moderazione, foriera forse di buona salute, ma tale da far apparire la vita così insipida, che viene da chiedersi: ma allora, che si vive a fare? Quindi: povero, povero corpo. Da quando con un po’ d’argilla rossa il Creatore t’ha dato forma umana e soffiato nelle narici l’ebbrezza della vita, non hai avuto tranquillità. Anche se – devi pur ammetterlo – hai dato pure tu un bel po’ di grattacapi. Ti chiamava frate asino, quel poeta santo ch’era Francesco. E non certo per disprezzo verso di te: come avrebbe potuto umiliarti chi aveva avuto l’ardore di cantare la gloria della creazione: Laudato sii mì Signore per tutte le tue creature ? Francesco non fu certo tenero con frate asino, anzi lo macerò con molta durezza. Ma non lo disprez- zava perché ignobile, bensì per penitenza dei propri peccati, che affondano insidiose radici nell’orgoglio; e perché ben sapeva che, se assecondato troppo, il corpo può diventare occasione di peccato. Ai nostri giorni la cura del corpo è diventata un imperioso dovere. Di conseguenza anche l’esporlo: perché nascondere alla vista degli altri cosa s’è raggiunto con così tanta fatica? C’è un pullulare di centri di benessere, palestre e industrie che gettano sul mercato prodotti su prodotti, incalzando vecchi e giovani per fare apparire il loro corpo snello, liscio e scattante oltre i limiti dell’età. Per confrontarsi coi modelli delle attraenti miss e muscolosi mister proposti dalla tv. Cosa pensano di tutto ciò le religioni? Esse se ne sono da sempre occupate, poiché il corpo trascina dietro a sé tematiche mica da ridere: la sessualità, la condizione femminile, la malattia e la morte. Inutile dirlo: tutte le religioni parlano bene del corpo, tutte ne parlano male. Perché, come già aveva detto il nominato Gregorio, esse sanno che è ambivalente. Nell’Occidente sono state largamente influenzate dalla prospettiva degli antichi greci, per i quali la cura del corpo e la ginnastica erano un elemento fondamentale dell’educazione. Tanto che inventarono le Olimpiadi e celebrarono i canoni di bellezza con statue mozzafiato. Ebbero due grandi pensatori: Platone, che vedeva l’anima radicalmente diversa dal corpo e sosteneva che, morto il corpo, essa potesse vivere da sola; Aristotele, per il quale corpo e anima sono un tutt’uno (un sinolo): morto il corpo non può che perire anche l’anima. Vennero i pensatori cristiani, affascinati ora dall’uno, ora dall’altro. Il combattivo Tertulliano notava che nella Sacra Scrittura ci sono sia passi che deprimono la carne, sia brani che la elogiano: Ogni uomo è come l’erba, e tutta la sua gloria è come un fiore del campo sta scritto. Ma anche: Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!. Disprezza la carne, poiché passa , ammoniva il grande Basilio. La carne ha desideri contrari allo spirito, ricordava l’apostolo Paolo. Ma anche: Chi potrebbe negare che il corpo umano supera tutto il resto in eccellenza e bellezza?, scriveva Ambrogio. E gli faceva eco Agostino: La bellezza del corpo prova la bontà di Dio. La religione cristiana, che ha alimentato un grande numero d’asceti che hanno trattato con molta asprezza frate asino, ha al suo centro l’evento fondamentale dell’incarnazione (Dio stesso che si fa carne), e professa come dogma che il corpo non scomparirà come una goccia nell’oceano della divinità, ma risorgerà in uno splendore inimmaginabile nella nuova creazione, per vivere eternamente. Quale maggior onore si può dare al corpo? La religione musulmana, oggi annebbiata in alcuni suoi esponenti dalla lezione fondamentalista wahhabita, riprendendo diverse tradizioni culturali cela ora il corpo femminile, totalmente o parzialmente, sotto burqua e chador. Sebbene l’ostentata mostra dei corpi femminili nella nostra civiltà occidentale non dia spesso uno spettacolo edificante, è difficile condividere un certo eccessivo accanimento contro la corporeità femminile. A suo tempo il Profeta affermava: Il tuo corpo ha i suoi diritti su di te. Nel suo nucleo più genuino, l’Islam non disprezza affatto il corpo, ma propone il giusto mezzo, invitando alla modestia. Esso non ritiene il corpo un impaccio alla vita spirituale, ma lo reputa un veicolo indispensabile alla sua realizzazione: i piaceri del corpo non sono negati, ma integrati per rendere salubre la vita. Gli insegnamenti islamici sul corpo ne enfatizzano l’origine divina perché, sebbene per il Corano l’uomo non sia immagine e somiglianza di Allah, esso è strumento della sua onnipotenza. Per l’ebraismo non esiste dicotomia tra corpo e anima: il valore fondamentale è la zemiut, la modestia, sia per l’uomo sia per la donna. Esso dà grande valore alla ricerca dell’equilibrio, al trovare il giusto spazio per curare l’aspetto spirituale senza trascurare le esigenze della carne. In un celebre trattato ebraico si afferma che alla fine della vita saremo giudicati anche sui piaceri e sulle gioie lecite, che abbiamo evitato in un eccesso di masochismo spirituale. La variegata e millenaria visione delle religioni orientali afferma generalmente che corpo e mente sono inseparabilmente legati fra loro: l’energia vitale scorre e alimenta sia le funzioni fisiche che quelle spirituali. Nel taoismo, nel buddhismo e nell’induismo, non è presente alcun rifiuto della corporeità: anzi questa è vista come un veicolo necessario per mettersi in comunicazione con la totalità cosmica. I sensi non vengono quindi mortificati, ma guidati a compenetrarsi con lo spirito. Ne sono esempio le eleganti, leggere e ancestrali figure del Tai Chi Ch’an: che non è solo una ginnastica, ma anche una danza e una cerimonia che disciplina le membra e irrobustisce lo spirito. Eh sì! Se guardiamo le foto del ’39, quando con il concorso 5000 lire per un sorriso, antesignano di Miss Italia, s’era cominciato a dare una valutazione alla bellezza femminile, di strada se n’è fatta tanta. Sebbene propugnata come emancipazione, spesso e volentieri questa strada s’è però allontanata dai tracciati della modestia e del pudore proposti dalle religioni. Il cristianesimo ricorda san Nicola da Tolentino: di lui si narra che trattasse assai male il corpo e si desse a penitenze austere da far paura. Ma quando veniva da dieci ore continue di preghiera, inasprite da rigidi digiuni a pane ed acqua, egli spargeva attorno a sé sorrisi e diffondeva un’atmosfera dolcissima di fiducia gioiosa e d’allegria. Che ci sia ancora qualcosa da imparare sul corpo da questi antenati che avevano compreso che è tempio di Dio? Cultura e dintorni Ricordare Chiara L’omaggio della Liguria a sette anni dalla cittadinanza onoraria. Convegno con Giulio Albanese, Angelo Bagnasco, Claudio Burlando, Alessandro Repetto, Marta Vincenti, Maria Voce, Michele Zanzucchi. Promosso da: Regione Liguria, Provincia di Genova e Comune di Genova. Genova, Palazzo Ducale, Sala del Maggior Consiglio: 29/11/2008 (15,30-18,00) sgianti@libero.it Solidarietà e cooperazione internazionale Diffondere un modo nuovo di vivere l’economia, con un’azione concreta a servizio delle favelas del Brasile. Forum con la partecipazione di Frédéric Platini, Père Renato Chiera, Jean-Pierre Blanc, Jean-Luc Perron, Andrea Riccardi, Stefano Zamagni, Michele Zanzucchi. Promosso da: Solidar-One Principato di Monaco: 30/11/2008 carlo.pigino@orange.fr In… formazione giovani Capitalismo, bioetica, politica, corpo, immigrazione, diritti umani, persona. Un giovedì al mese, per approfondire l’umanesimo cristiano. Incontri per giovani, universitari e no. Partecipano: Bruni, Mucciconi, Di Pietro, Grassi, Carazzone, Cesarini, Bassio, Trulli. Promosso da: Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice Roma, Via Marghera 59: 27/11, 18/12, 29/01, 26/02, 26/03, 23/04, 28/05 (ore 19) alessandra.smerilli@unicatt.it