Il Corano secondo Cusano
Recensione di Maurizio Schoepflin del libro "Lettura dialettica del Corano", apparso su "Via Po" del 5 marzo, il settimanale culturale del quotidiano della Cisl "Conquiste del lavoro".
«Tra i numerosissimi visitatori che, a Roma, si recano nella chiesa di San Pietro in Vincoli per ammirare lo stupendo Mosè di Michelangelo, non tutti certamente sanno che in quello stesso edificio sacro è sepolto uno dei maggiori protagonisti della scena culturale e religiosa delXV secolo, il cardinale Niccolò Cusano, uomo di notevole spessore morale e filosofo di altissima levatura. Cusano nacque nel 1401 in un villaggio – Kues, o Cusa, donde l’appellativo con cui è passato alla storia – situato sulle rive della Mosella (il padre era un agiato battelliere), nel territorio della diocesi di Treviri, nell’attuale Germania.
Divenuto amico del cardinale Giovanni Orsini, si fece ben presto notare per l’ampiezza e la profondità della propria cultura e diventò uomo di fiducia del papa Eugenio IV che gli affidò compiti di particolare delicatezza, sino a che il pontefice NiccolòV decise di insignirlo della dignità cardinalizia. Nel 1450 venne consacrato vescovo di Bressanone, e proprio nella sua diocesi andrà incontro a un’aspra contestazione amotivo della ferma volontà di riformare i costumi ecclesiastici. Il celebre papa umanista Pio II lo volle come suo vicario generale a Roma, ove dimostrò ottime doti di pacificatore e di organizzatore. Cusano trascorse gli ultimi anni tra Orvieto e Roma e la morte lo colse a Todi, l’11 agosto del 1464, mentre era in viaggio per Ancona, ove lo attendeva il pontefice che lo aveva incaricato di raccogliere nella città marchigiana un consistente gruppo di cavalieri crociati.
Uomo dalla cultura sconfinata e autore di scritti molto complessi, Nicolò da Cusa ha affascinato gli studiosi per la multiforme ricchezza del suo pensiero, difficilmente incasellabile in rigidi schemi interpretativi. Una delle letture più interessanti è quella che fa di lui l’anello decisivo che collega la tradizione medievale con le nuove istanze del pensiero umanistico, soprattutto a motivo della sua insistenza sul concetto dell’uomo microcosmo, secondo il quale nell’essere umano, intermediario privilegiato fra Dio e il mondo, viene a saldarsi l’intero universo. Un posto a parte all’interno della cospicua produzione cusaniana spetta alla Cribratio Alkorani composta nel 1453, l’anno della caduta di Costantinopoli in mano ai Turchi: in essa Cusano conferma la linea concordista e irenista che aveva già sostenuto in precedenza. Infatti, sebbene venga presentato dall’autore come una confutazione dell’islam, lo scritto approda a una sostanziale accettazione della religione maomettana.
"Adottando il criterio esegetico della pia interpretatio – scrive la curatrice Maria Rosaria Matrella -, applicando cioè al libro sacro dei musulmani i criteri della esegesi teologica emorale, tradizionalmente impiegata per l’Antico e il Nuovo Testamento, Cusano da una parte rileva i punti di acuta divergenza della fede islamica dalla dottrina cristiana riguardo alla divinità di Cristo e ai misteri connessi, dall’altra ne giustifica l’esistenza motivandola con ragioni di incoerenza interna del Corano o con la prospettiva simbolistica adoperata dal suo autore" (Niccolò Cusano, Lettura dialettica del Corano, Città Nuova, Roma 2011, pp. 268, euro 30).
L’idea che al di là e al di sopra di tutte le religioni e le filosofie esistesse una sola verità fu assai diffusa al tempo dell’Umanesimo: basti ricordare, a questo proposito, il nome dei Pico della Mirandola, che ebbe in animo di convocare un concilio di tutti i saggi del mondo perché venisse raggiunta una sorta di concordia universale. Certo, nei pensatori cristiani – e Cusano non fa eccezione – l’idea di un possibile accordo fra le diverse credenze poggia sulla convinzione che soltanto in Cristo, Logos incarnato, possa darsi la piena e autentica realizzazione della coincidenza degli opposti, tema, questo, particolarmente caro proprio al grande figlio del battelliere di Cusa».