Il coraggio e la forza della fragilità
Per quelle strane coincidenze della storia che si incrocia con la vita personale, l'altra mattina mi trovavo alla Farnesina invitato a partecipare ad un convegno internazionale sul ruolo delle religioni nel panorama politico internazionale e sulla libertà religiosa. Il quadrilatero del nostro ministero degli Esteri era affollato di personalità di rilievo del mondo. Il quadro religioso era ricchissimo: musulmani, indù, buddhisti, ebrei, cristiani, probabilmente di diverse Chiese, e laici.
Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi di Sant’Agata, nel suo indirizzo di saluto aveva appena sottolineato come il mondo occidentale avesse a lungo vissuto dell’illusione illuminista che relegava la religione alla dimensione personale, oggi chiaramente sconfessata dal chiaro ritorno del fattore religioso presente ovunque. Pochi minuti più tardi, un fremito ha percorso la sala del convegno: in contemporanea era apparsa sui vari ipod la notizia che Benedetto XVI aveva rassegnato le dimissioni. Nessuno dei presenti, a prescindere dall’appartenenza religiosa e provenienza culturale, è rimasto indifferente. Poco dopo, durante il buffet non si parlava d’altro. Sembrava che quanto Benedetto XVI aveva deciso e comunicato al mondo confermasse quanto le religioni siano parte della vita dell’uomo ad ogni latitudine.
«Credo sia una scelta coraggiosa e responsabile – mi ha confidato Izzedin Elzir, presidente dell’Ucoii, Unione delle comunità islamiche dell’Italia, seduto accanto a me nel corso del pomeriggio -. Chi ha responsabilità deve essere onesto di fronte al Creatore e alla comunità. Quando ci sono condizioni che non permettono deve lasciare».
Fra i presenti al convegno della Farnesina anche Siti Musdah Mulia, presidente dell'Indonesian conference on religion and peace (Icrp), che ha dichiarato all’agenzia AsiaNews di essere rimasta schiacciata e commossa dalla notizia. «Papa Benedetto XVI – ha affermato – ha avuto il coraggio di andare contro la "tradizione" cattolica, dando le dimissioni. […] È un segno di grande umiltà e un monito per le società moderne, ovvero che il potere non è eterno. Guardando al bene dei suoi fedeli [e della Chiesa], egli ha dato prova di un grande senso di responsabilità».
È proprio questo senso di responsabilità che ha colpito molti, soprattutto in seno all’Islam. Un imam dell’Italia mi ha scritto di essere «ancora preso dalla sorprendente e inattesa notizia delle dimissioni del Papa. Le dimissioni del Papa sono un gesto che esprime un grande senso di responsabilità. Un atto di grande coraggio che merita il nostro rispetto».
Stamattina un amico buddhista giapponese, che vive in Italia e lavora da una vita per il dialogo interreligioso, mi ha assicurato la sua condivisione «in questo momento di cambiamento particolarmente importante per la Chiesa e, credo, per tutto il mondo. È una decisione inaspettata. Mi mancheranno le sue parole e gli atti come pontefice. Tuttavia, mi sembra che la sua decisione stessa è la testimonianza dell'anima forte che sa riconoscere la debolezza fisica ed è coerente con ciò che ha sempre vissuto e indicato con coraggio e chiarezza: la via della carità nella verità. Esprimo la gratitudine al Santo Padre per il suo contributo all'umanità di questo tempo che ha bisogno di dialogo per il cammino spirituale e la fratellanza universale».
Sono note che si ripetono in molti che hanno risposto in diverse parti del mondo alla decisione di un uomo che ha camminato sulle vie del dialogo, anche con difficoltà, ma sempre con coraggio e grande rigore nella ricerca della verità.
L’agenzia AsiaNews ha pubblicato impressioni dall’Asia dalle quale si coglie la stima e l’affetto per Benedetto XVI da parte di diversi leaders religiosi. Din Syamsuddin, esperto di islam e presidente di Muhammadiyah, ha dichiarato: «La decisione del papa è totalmente sincera, merita profondo rispetto e apprezzamento. Ricordo di aver incontrato Benedetto XVI in quattro diverse occasioni, nel contesto di eventi volti a promuovere il dialogo interreligioso; ne conservo ancora oggi un bellissimo ricordo, per l'immagine di un grande pontefice che, con coraggio e tanta buona volontà, voleva creare armonia e buone relazioni con il mondo musulmano. Un proposito che dobbiamo raccogliere e rafforzare nel futuro».
Fra le tante dichiarazioni che vale la pena citare c’è quella, riportata ancora da AsiaNews, di Lenin Raghuvanshi, attivista ateo e direttore del People's Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr) a Varanasi (Uttar Pradesh, India). «Le dimissioni del papa mostrano la sua perfezione di verità, e avvalorano tutti i suoi insegnamenti e le sue preghiere. Questa è spiritualità della verità. Questo straordinario passo compiuto dal capo della Chiesa cattolica è un potente messaggio di distacco e semplicità [dato] al mondo. Il vero potere è questo, restare dentro la vita e gli insegnamenti di Gesù Cristo. In un mondo che reclama potere e prestigio, il papa guida alla verità, dimettendosi per la prima volta in oltre 600 anni. Questo storico evento è una lezione per la comunità internazionale, che il potere più grande risiede nella verità e nel coraggio del convincimento per il bene di tutto il mondo. È incredibile che Sua Santità non solo attraverso la sua guida spirituale, ma anche attraverso la sua fragilità si è fatto guida nel mondo con intuizione e saggezza, sfidando la logica e la sensibilità del mondo. Questo è il vero potere, la verità, la forza e il coraggio».