Il coraggio di Angiolino
Sul prato di montagna tutto è tranquillo, ma non si può mai stare tranquilli. Ecco: un’ombra scura si proietta adesso su una macchia di genziane! La marmotta Egidia, che è di vedetta, lancia l’allarme: il suo fischio acuto avverte tutti della comparsa di un intruso. Al fischio di Egidia segue un fuggifuggi generale. Solo Angiolino, un coniglio selvatico, è rimasto sul prato. «Perché fuggire? – pensa – Tanto lo sanno tutti che i conigli sono paurosi; io non mi vergogno di mostrarlo». E così eccolo lì, Angiolino, immobile come quei coniglietti di gesso che si vedono nei giardini. Eccolo lì con l’unica forma di coraggio che conosce: quello della propria paura. L’intruso, venuto a turbare la pace del prato, è una bambina, Mariastella, che si è allontanata dai genitori, attratta dalla bellezza di quei fiori blu, mai visti in città. «Sei proprio coraggioso tu! – dice Mariastella al coniglio – Gli altri sono fuggiti tutti! Ti piace lo zucchero? Vieni!». La bambina porge ad Angiolino qualche zolletta di zucchero che il coniglio lecca golosamente. Angiolino sa che, dai loro nascondigli, gli abitanti del prato stanno osservando tutto: «Beh, cos’aspettate a venire fuori, fifoni?», dice allora. In un attimo tutti circondano Mariastella. Mamma e papà intanto l’hanno raggiunta: dagli zaini escono zucchero e caramelle, panini e marmellata, persino una nota crema a base di nocciole: un vero banchetto per gli abitanti del prato! Quando gli zaini sono vuoti, Mariastella, accarezzando un piccolo scoiattolo che la guarda deluso, dice: «Avete divorato tutto, ma possiamo tornare domani, vero mamma?». La mamma annuisce. La famigliola ridiscende al piano. Angiolino viene portato in trionfo dagli abitanti del prato. Lo scoiattolo Floriano che è il sindaco del prato, decora il coniglio con una medaglia fatta con un ranuncolo giallo. Floriano non è un tipo di molte parole, perciò si limita a dire: «Bravo, Angiolino! Oggi tu hai avuto il coraggio di essere te stesso!». Amici lettori, vi par poco?