Il coraggio della verità
Che peccato che tanti distributori non si accorgano di quanto buon cinema esista fuori dal mercato occidentale. Vedrebbero, ad esempio, che l’Africa possiede registi di talento che fanno cinema di qualità. Come Alain Gomis, madre francese e padre senegalese, vincitore del premio per il miglior lungometraggio con Aujourd’hui. Dove si racconta l’ultimo giorno di vita di Satchè, sicuro di morire. E perciò deciso a rivedere luoghi, persone, famiglia con lo sguardo incantato della prima volta. Un film sulla vita di una bellezza carica di mistero, di occhi, di colori forti.
È un cinema che ha in sé il coraggio della verità. Come Mort à vendre, del marocchino Faouzi Bensiadi, capace di far rivivere un genere scontato – quello dell’emarginazione giovanile – con scene di dolore puro, di sbalordimento di fronte alla fine della speranza.
Certo, l’Africa è un continente dove vecchio e nuovo si fronteggiano in modo sconcertante.
L’egiziano La Vièrge, les Coptes et moi è un documentario molto personale di Namir Abdel Messeeh che vuole girare un film sulle presunte apparizioni mariane nel suo villaggio natale di agricoltori. Festa di luci e di colori, ma anche di incontri fra mondo rurale e mondo globalizzato. Ce la farà la sincerità, il sentimento a sopravvivere nel secolo ventunesimo?
Non solo in Africa, ma anche in Asia e in America Latina, continenti di cui si occupa il Festival. Il documentario-intervista del cambogiano Rithy Panh al feroce criminale Duch è un viaggio attraverso l’inferno di un uomo che ha ucciso e torturato tra il 1975 e il 1979 13 mila persone, spinto dall’ideologia marxista. Si sta male vedendolo, e constatando quanto l’Occidente abbia rimosso questa tragedia, in cui ha delle terribili colpe.
È questo uno dei meriti della rassegna milanese, guidata da Annamaria Gallone che, senza appoggi “importanti” e sfidando la crisi che investe pure la cultura, rilancia un messaggio di verità. Che scuota le coscienze.
Ma la verità nasce dalla conoscenza. Ecco perché i lunghi e i corti, i documentari, gli incontri-scambio con registi e autori, le musiche e il cibo sono componenti diverse ma fondamentali di questo festival, per entrare in altri “mondi”. Quelli che ci stanno vivendo accanto, e che il cinema, con la sua forza magnetica, ha il coraggio di farci conoscere.