Il continente -Cina frena e accelera
Il contrasto tra la scena economica cinese, in rapidissimo e costante mutamento, con la retorica e l’opacità delle politica del governo di Pechino è indubbiamente molto forte. Il recente congresso del Partito comunista cinese ha confermato questa dicotomia, ma ha anche mostrato che la Cina è un Paese assai più complesso di quanto la nostra visione riduttiva e riduzionista possa far credere. Anzitutto, con la leadership di Hu Jintao si conferma la struttura di un vero e proprio partito-azienda, che dirige le leve di un sistema economico sempre più turbocapitalista. Al contrario, il sistema politico rimane in gran parte bloccato, anche se emergono segnali se non di apertura, quanto meno di modernizzazione, soprattutto a livello locale. Nuovi temi irrompono nell’agenda cinese: in primo luogo l’emergenza ambientale, particolarmente grave in Cina; poi il grande tema delle crescenti diseguaglianze economiche, che paradossalmente vanno ampliandosi in un Paese che almeno formalmente continua a dichiararsi comunista; infine, il problema di un welfare moderno ed efficiente, in grado di raggiungere i settori più svantaggiati dalla impetuosa crescita economica. Non a caso, a dominare il confronto all’interno della classe dirigente è proprio il tema della crescita armoniosa (cioè equilibrata) da un lato, e quello dello sviluppo sostenibile in termini di impatto ambientale. Sul versante estero, molti sono gli interrogativi; ma il tema che li riassume tutti è se la Cina abbia davvero la volontà di assumere responsabilità per la pace e lo sviluppo, al di là della retorica della ascesa pacifica e degli enormi interessi economici che persegue in Africa e in America Latina. Permangono questioni irrisolte, come quella di Taiwan, che Pechino continua a considerare come proprio territorio, e la crisi birmana, su cui la Cina ha assunto una posizione contraria alle sanzioni, pur impegnandosi a fare pressioni sulla giunta militare al potere a Yangon. Va detto che quando la Cina vuole impegnarsi positivamente – lo abbiamo visto con la Corea del Nord – i risultati arrivano. Nell’imminenza delle Olimpiadi, sulle quali la Cina ha fatto un grosso investimento di immagine, è evidente che Pechino non può distrarsi. Sul tema dei diritti umani, ivi inclusa la libertà religiosa, e sulla questione del Tibet e del Dalai Lama, la Cina si gioca gran parte non solo della sua credibilità, ma anche la plausibilità di un ruolo davvero globale.