Il conquistatore del mondo
René Grousset - Adelphi
Un libro del 1944, scritto da uno dei grandi orientalisti europei del secolo scorso: narra l’avventura di uno dei massimi leader della storia dell’umanità, quel Gengis Khan che dalla Mongolia riuscì a sottomettere un’enorme regione che andava dalla Cina al Caucaso.
Ne emerge un ritratto straordinario – basato in primo luogo sulle tante tradizioni popolari, soprattutto musicali e poetiche, della regione mongolica –, da cui si evince come Gengis Khan fosse al di sopra della mischia: divenne in effetti il capo delle tante tribù mongole solo dopo decenni di ardue lotte per imporre la propria leadership, basata su un grande senso della lealtà. Sapeva perdonare magnanimamente il nemico che era rimasto fedele al suo re, ma sapeva anche decapitare seduta stante colui che, al contrario, si era macchiato dell’infame colpa del tradimento.
Il racconto, strettamente cronologico e un po’ monotono agli inizi, conferisce però alla vicenda un’aura epica, perché effettivamente epiche sono state le straordinarie battaglie combattute dal capo mongolo che seppe circondarsi di fedeli servitori, della propria famiglia e della propria tribù, ma anche di altri popoli e altre nazioni. Aveva una presenza a suo modo carismatica, quella dei veri leader.
Un consiglio di lettura per chi aspira a diventare leader e per chi ritiene che i mongoli fossero solo un popolo sanguinario e senza cultura.