Il confronto Harris-Trump e il sistema elettorale Usa

Un'analisi di come è stato recepito il dibattito dei due candidati alla Casa Bianca in base ai sondaggi successivi. Ma cosa conta in definitiva per la vittoria alle elezioni? Il numero dei delegati nei singoli Stati
Il candidato repubblicano Donald J. Trump e la candidata democratica Kamala Harris si stringono la mano all'inizio del confronto su ABC News a Philadelphia, Pennsylvania, USA 10 settembre 2024. Ansa EPA/DEMETRIUS FREEMAN / POOL

Alle 21:00 di sabato 10 settembre, l’ex-presidente Donald Trump e la vice-presidente Kamala Harris si sono trovati nello studio della American Broadcasting Company (ABC) in Philadelphia per dibattere il futuro degli Stati Uniti.  

Appena arrivati, Trump è andato direttamente al suo posto, mentre Harris ha aggirato il suo podio per approcciare l’avversario, dargli la mano e presentarsi. Per tanti spettatori, il gesto deciso della Harris ha stabilito il tono del suo intervento per il resto della serata.  Infatti i sondaggi post-dibattito condotti sia dal 538 che dalla CNN/SSRS dimostrano che la maggior parte del pubblico pensa che Harris abbia “vinto” il dibattito, e questa impressione continua anche più di una settimana dopo l’evento. L’opinione pubblica favorevole a Harris sembra essere aumentata dopo la sua performance nel dibattito, mentre quella favorevole a Trump è rimasta più o meno quella di prima. Al momento Harris è in testa nei sondaggi nazionali, ma solo per pochi punti 

Le opinioni sul motivo della vittoria di Harris martedì variano a seconda della posizione politica delle varie testate giornalistiche. Tuttavia tutti sembrano d’accordo sul fatto che Harris – che in passato è spesso stata criticata per la sua incompetenza nel dibattito pubblico – si è evidentemente preparata bene per l’evento, e si è esibita al meglio delle sue capacità dopo aver superato i primi minuti d’ansia. Dietro l’altro podio invece, i commentatori repubblicani dicono che Trump ha iniziato bene, ma che dopo poco si è lasciato distrarre dai commenti provocatori di Harris. 

«Ora vi dico qualcosa di veramente inaspettato: vi invito a partecipare a uno dei raduni di Donald Trump, perché è una cosa davvero interessante da guardare – disse la vicepresidente –. Lo sentirete parlare, nel corso delle sue manifestazioni, di personaggi immaginari, come Hannibal Lecter. Parlerà dei mulini a vento che causano il cancro. E quello che noterete anche è che le persone iniziano ad abbandonare le sue manifestazioni in anticipo, per stanchezza e noia». Trump non è riuscito a ignorare la provocazione. Molti commentatori repubblicani hanno assistito con frustrazione all’ex-presidente arrabbiarsi e perdersi in risposte vaghe e prolisse invece di dirigere il dibattito sui punti deboli di Harris, come la sua mancanza di esperienza in politica estera, e il suo cambio di posizione sulla tecnologia di estrazione del petrolio (fracking) e sull’immigrazione.  

Trump si è comunque focalizzato in maniera ricorrente sull’immigrazione clandestina con i suoi soliti commenti peggiorativi: «Stanno conquistando le città – ha detto l’ex presidente sui migranti arrivati negli Usa attraverso vie irregolari –. Stanno occupando edifici. Commettono atti di violenza. Queste sono le persone che lei e Biden hanno fatto entrare nel nostro Paese. E stanno distruggendo il nostro Paese. Sono criminali altamente pericolosi. E dobbiamo espellerli. Dobbiamo espellerli al più presto». 

Ma l’evento che sta più catturando l’attenzione del pubblico è stato quando Trump ha affermato che le comunità di migranti in certe zone si sfamano mangiando cani e gatti domestici: «A Springfield mangiano i cani. Le persone che sono entrate stanno mangiando i gatti. Stanno mangiando… stanno mangiando gli animali domestici delle persone che vivono lì». Questa sua dichiarazione – “They’re eating the dogs” in inglese – ha infatti dato via a un’esplosione di remix e balletti virali su tutti i social. Centinaia di tiktoker si sono anche filmati in cucina con il proprio animale domestico seduto in una pentola, per prendere in giro l’ex-presidente.  

A questo punto David Muir, uno dei moderatori, si è intromesso dicendo che la ABC aveva contattato l’amministratore della città di Springfield, il quale ha detto che non c’era stata nessuna segnalazione né denuncia credibile riguardo a questa storia. L’intervento di Muir si chiama “fact-checking” (controllo dei fatti) e Trump è stato soggetto al fact-checking svariate volte, mentre Harris nemmeno una. Per questo i repubblicani accusano i moderatori di aver diretto un dibattito di parte, mentre i democratici credono che Trump semplicemente riporti più “misinformation” (notizie incorrette) di Harris.  

La verità probabilmente sta nel mezzo. Infatti nei giorni dopo il dibattito altri media, inclusa la BBC, hanno riportato che anche la vicepresidente ha riferito notizie incorrette. Per esempio ha proclamato che Trump ha creato la peggiore disoccupazione dai tempi della Grande Depressione, quando in realtà il record venne raggiunto nel 2009 e mai più superato. Harris ha detto anche che, se sarà rieletto, Trump firmerà una legge per il divieto federale sull’aborto. L’ex-presidente in realtà sostiene che la sua intenzione è di lasciare la legislatura sull’aborto agli Stati, come recentemente stabilito dalla corte suprema.  

Trump spesso non ha risposto direttamente alle domande originali, ma i repubblicani commentano che anche Harris non ha risposto chiaramente a una domanda cruciale che le è stata posta da Muir: «Riguardo all’economia, gli Americani stanno meglio ora o 4 anni fa?». La vicepresidente ha risposto vagamente, citando un piano economico che crea opportunità per tutti. Ed è qui che i repubblicani avrebbero voluto che Trump intervenisse chiedendo: «Perché non l’ha già fatto?». 

Dopo che l’ultimo dibattito a giugno causò il ritiro dell’attuale presidente Joe Biden dalla corsa alla Casa Bianca, c’era molta attesa per l’evento di martedì sera. Molti esperti di politica ritengono che i dibattiti elettorali, introdotti per la prima volta nelle elezioni presidenziali statunitensi nel 1960, hanno poca influenza sull’opinione pubblica. Nel sondaggio della CNN, immediatamente dopo il dibattito, solo il 4% degli spettatori intervistati ha ammesso che l’evento ha cambiato la loro idea su chi avrebbero votato, mentre l’82% ha detto che il dibattito non ha avuto un impatto sulla loro scelta. 

Tuttavia questa volta le circostanze sono diverse. Harris è arrivata a rappresentare il partito democratico in modo completamente inaspettato e improvviso, e il cambio di guardia ha energizzato la base dei democratici delusa da Biden e incuriosita dalla possibilità di eleggere per la prima volta una donna di colore. La buona prestazione di Harris al dibattito ha evidentemente rafforzato la spinta positiva dell’opinione pubblica. In più, subito dopo il dibattito, Taylor Swift ha dichiarato il suo supporto per Harris, una decisione che sicuramente motiverà al voto i suoi milioni di follower. Ma nel gioco delle dichiarazioni di supporto c’è anche Elon Musk a favore di Trump.  

Occorre comunque tener presente che il sistema elettorale federale statunitense non è basato sul voto popolare ma su quello dei delegati di ciascuno Stato, ognuno con regole differenti sulla scelta di questi delegati. Per evitare di  favorire eccessivamente gli Stati più popolosi, il numero dei delegati non è sempre proporzionale alla popolazione dello Stato, e questo è da evitare. Questo vuol dire che a volte, come nel caso della vittoria di Trump nel 2016, il numero più alto di delegati finisce per avvantaggiare il candidato che ha una minoranza di voti assoluti.   

Gran parte degli Stati americani sono tradizionalmente schierati dalla parte democratica (Stati blu) o dalla parte repubblicana (Stati rossi). Il conto dei delegati di questi Stati è praticamente pari, quindi in realtà la vera battaglia elettorale si combatterà su un numero minore di Stati che non sono chiaramente schierati e hanno cambiato il voto diverse volte nel corso degli anni (swing states).  

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