Il compito non facile di Prayuth Chan-ocha

Il generale alla guida del Paese per riportare ordine e legge dopo un caos istituzionale non indifferente. Numerosi i problemi da affrontare come la situazione economica e delle infrastrutture per il deflusso delle acque. La stampa continua ad essere sottoposta a censura e le infomazioni non sono trasparenti
Prayuth Chan-ocha primo ministro

Una situazione non facile da gestire quella del nuovo primo ministro della Thailandia, il generale Prayuth Chan-ocha. Potremmo anche dire, però, che tutto sta procedendo “secondo copione” nella politica thailandese: il generale ha formato un governo dopo il suo golpe del 22 maggio scorso. Un governo composto con altri generali, con civili “tecnici” e politici “rispettabili”, che godono cioè della fiducia della stragrande intelligentia thailandese. Tutto questo Prayuth, ha dichiarato, lo fa per «guidare il Paese verso un futuro più giusto ed equo per tutti».

Il governo però, ha fatto capire fin dalle prime battute il suo capo supremo, resterà in carica quanto sarà necessario, praticamente non meno di 15 mesi. «Magari fossero solo 15», è stato il commento di tanti thailandesi! Il generale, con i suoi ministri e consiglieri, deve cercare di riportare ordine e legge in un Paese che in questi ultimi anni ha conosciuto un caos istituzionale non indifferente: si è visto di tutto in Thailandia, escluso la pratica sana e giusta del diritto. È questo l’impegno più gravoso: invertire una tendenza, un modo di fare che è diventato quasi “cultura” nella vita politica, economica e civile (o incivile) di questo “gentile” Paese.

Sicuramente Prayuth ha esposto un buon programma di governo, ottimi intenti e progetti, ma quello che il generale trova di fronte a sé non è un compito facile, sotto molti punti di vista. Solo per citarne uno, c’è da risolvere il problema del corpo della polizia di Stato che versa in condizioni, a dir poco, pietose: spesso la gente deve difendersi proprio dalle pretese di alcuni poliziotti oltre che dalla malavita locale o internazionale!

 La situazione economica non è certo rosea: la moneta thai ha perso valore nei confronti delle monete estere e questo significa appesantire la bilancia dei pagamenti, già svantaggiata per il calo delle esportazioni dovuto alla concorrenza dei Paesi confinanti che stanno prendendo quote sempre più alte d’investimenti stranieri.  

Come può accadere una cosa del genere alla “tigre” thailandese? Basti pensare, giusto come esempio, alle infrastrutture per deflusso delle acque verso il mare, durante la stagione delle piogge. Solo con l’avvento dell’attuale governo dei generali si è messo mano al mega-progetto mai realizzato di una speed way per il deflusso dalla pianura centrale verso est, al mare. In attesa che questo progetto prenda seriamente corpo e sia terminato, alcune divisioni di soldati sono impegnate, proprio in questo periodo, alla pulitura e all’allargamento dei canali più importanti esistenti, o a crearne di nuovi. La vecchia capitale, Ayutthaya (dove risiedono importanti poli industriali e dove si producono ‘hard disk’ per tutti i computer del mondo), manca di una vera e propria difesa contro annuali inondazioni.

Certo è che quando qualcuno vuol difendere la patria contro “i cattivi” e per raggiungere questo scopo elimina o limita le basilari libertà democratiche come il diritto all’informazione, allora il gioco si fa pesante, se non ambiguo e rischioso per tutti: anche in Thailandia! Al momento l’informazione è controllata da parte della censura: si possono scrivere e diffondere solo notizie che “aiutano” il Paese ad andare avanti verso la pace e lo sviluppo, per esempio. La Thailandia, con questa nuova legge, è stata retrocessa addirittura dopo il Myanmar nella lista internazionale dei Paesi dove c’è libertà d’informazione.

Altro problema spinoso: la questione con Yingluck Shinawatra, che non frattempo è rientrata dall’estero per potersi difendere dalle pesanti accuse di corruzione nell’ambito dello scandalo del riso comprato dai contadini, che si è rivelato un vero fallimento. Questione spinosa aperta con lei e con tutto il suo partito Pheu thai, col fratello ancora in esilio, Taksin Shinawatra, e con la stragrande maggioranza dei thailandesi che non credono alle accuse mosse contro di lei e la vorrebbero, anzi, alla guida della nazione.

È saggio e auspicabile che un governo usi la forza per ripulire un Paese da una classe politica corrotta? O piuttosto non sarebbe meglio aprire un dibattito nazionale con i media “liberi”?   Sicuramente il Paese ha bisogno di una dose di speranza e direi certezza, che una volta che i militari ritorneranno nelle loro caserme, la vita possa scorrere serena e diversa da come era prima del colpo di Stato. È importante e mi auguro che questo processo di chiarimento e soprattutto di riconciliazione nazionale possa continuare e svilupparsi sempre di più.

I più sentiti auguri vanno a lui, al generale Prayuth Chan-ocha: sicuramente non è un compito facile il suo e la storia non sarà clemente a giudicare il suo operato. Ma qualcuno deve pur fare questo “lavoro sporco” di pulizia. Auguri, generale: la Thailandia ha bisogno di onestà, investimenti ben ponderati (e non mega-progetti come nel passato, con lo scopo di fornire mega-bustarelle ai politici) per il bene della gente e non solo dei ricchi; la Thailandia urge di protezione del suo bellissimo patrimonio naturale, che si sta assottigliando sempre più; c’è bisogno di ridare al Paese il senso che la politica è «l’amore degli amori», come Chiara Lubich insegnava, cioè servizio puro per tutti, soprattutto i più deboli.

Soprattutto c’è bisogno di proteggere le classi più deboli ed emarginate da uno sviluppo selvaggio in mano alle multinazionali, di ridare un senso vero al valore della vita umana, in modo da prevenire ed evitare lo scandalo degli uteri in affitto, diffuso nelle province thailandesi o tra le famiglie più povere. È necessario ridare quel significato alla parola progresso, che l’economia civile tanto bene c’insegna: un progresso che aiuta l’uomo nel suo essere e non solo nel senso economico. Insomma, generale Prayuth: il lavoro non le mancherà.

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