Il cloud del Sud
Corre l’anno 2005 quando un gruppo di giovani consulenti, nell’allora vivace mondo dei sistemi informatici e dei data center, decidono di lasciare il loro lavoro in alcune multinazionali informatiche per mettere su un’azienda sistemistica che inizia a lavorare sui cosiddetti cloud. Si tratta di nuvole di reti che, utilizzando il cloud computing, permettono agli utenti e alle imprese di non gestire fisicamente i propri dati, perché questi sono conservati per l’appunto in cloud sparsi per il mondo. Durante la pandemia, poi, arriva il venture capital, attività di investimento per l’avvio o la crescita di un’impresa in settori rischiosi ma con alte prospettive di sviluppo e innovazione. Di seguito un’intervento di Stefano Cavaliero, amministratore delegato di ITDM Group.
Cosa vi ha portato a cimentarvi con un’idea d’impresa innovativa a Napoli?
Io, con amici e colleghi, stanchi del lavoro che svolgevamo in grandi aziende, decidemmo di fondare una società tutta nostra. Eravamo nati gestendo i data center e le sue infrastrutture, e dopo alcuni anni iniziava a diffondersi il modello del cloud computing. La cosa era allora pionieristica in Italia e noi abbiamo fatto crescere competenze dal basso, attraverso il cosiddetto training on the job. Abbiamo poi ampliato la nostra attività, offrendo alle aziende e alla pubblica amministrazione servizi ad alta complessità e innovazione tecnologica. Con l’arrivo dei fondi di investimento nel mercato delle nuove tecnologie si è creato un effetto startup: arrivano soldi da terze parti e quindi bisogna crescere, acquisendo altre realtà o acquisendo quote di mercato, cioè clienti. Questo flusso di investimento verso le idee innovative ha portato anche Cassa Depositi e Prestiti Venture ad investire e questo processo ci ha visti al loro fianco come advisor sul “fondo rilancio” ed acceleratore sul fondo Seed al Sud dedicato alle realtà del sud: alcune, in pochi anni, si sono sviluppate e arrivano a fatturare milioni.
Avete fatto la scelta di cominciare nella vostra città e di restarvi…
Abbiamo scommesso su Napoli, come una scommessa è stata quella sul cloud, poiché, allora, tutto ciò che era cloud era considerato insicuro. Poi è arrivato il cloud di AWS Amazon Web Services che, insieme a Enel, ha creato un’esperienza di successo di migrazione totale al cloud, poi replicato da tanti altri player italiani. Noi, oltre ad offrire supporto, abbiamo iniziato l’evangelizzazione al cloud, cioè a diffondere l’idea del cloud, per sviluppare applicazioni fatte apposta per il cloud. Nel mondo delle nuove tecnologie la capacità tutta italiana e nello specifico del sud Italia di “arrangiarsi” si è trasformata in un’elevata capacità di troubleshooting in ambienti complessi dove le soluzioni “canoniche” non trovavano applicazione. Io, al momento, vedo una ripresa by opportunity, soprattutto a Napoli, che cavalca l’onda del turismo, ma non c’è una ripresa strutturale. Il problema del Sud è che non si fa rete, ci sono le capacità ma abbiamo una tendenza sbagliata a camminare sempre da soli. Io spero che le nuove generazioni di imprenditori siano più lungimiranti e possano fare della sinergia il loro mantra e della condivisione il loro punto di forza.
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