Il circuito per cui passa l’amore
«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14,23). Parole di Gesù, il quale vuole fede e opere, sentimento e azione, vuole tutto, cuore e mente, corpo e anima. Questo amore è fiamma che divora i diaframmi fra l’umano e il divino, aprendo varchi attraverso cui Gesù si manifesta. Per porsi in Dio basta amare, molto semplice: amo il fratello come lo ama Gesù e di colpo sto in Dio, e Dio sta in me, quasi si stabilisca un’equivalenza tra i due nel senso che, amando, io genero Dio al fratello. In sostanza, quando io amo non faccio che lasciare vivere Dio in me, io presto la mia persona al suo amore. I fratelli da amare sono quelli che di attimo in attimo la Provvidenza mi mette accanto, mi fa prossimi. Ora è la persona di casa, ora è il vicino di treno, ora il superiore e ora il dipendente, lo sconosciuto e il conosciuto, il bello e il brutto, il ricco e il povero…
Io amo Dio – e lo conosco – ordinariamente per la mediazione del fratello, sua immagine e somiglianza. Il fratello è il dono fatto a me per permettermi di amare e conoscere Dio. Unendomi col fratello, con le sue pene, le sue miserie e anche le sue gioie, io stabilisco il circuito per cui passa l’amore, e cioè passa Dio. Donando amore, aiuto a far nascere l’amore nei fratelli. Quando ho messo il lume dell’amore nel loro spirito, io gli uomini li scopro, ovvero essi mi si manifestano. Tra me e il fratello, facendo Cristo da cerniera, si svolge il contrappasso, in questo senso, che come io tratto il fratello, così Dio tratta me. Io do ricchezze terrene al fratello e Dio mi ricambia con ricchezze celesti: io do amore, e, se anche ricevessi dal prossimo in terra solo ingratitudine, Dio dal cielo mi ricambia amore, dà sé a me. Il pareggio, il ristabilimento della pace, tra Dio e noi, si fa attraverso il fratello. E sempre questa reciprocità gioca fra cielo e terra, Dio non si può vedere, a Dio non si possono rendere servizi. Allora Dio, in una risorsa dell’amore, pone un oggetto di visione e di servizio, adatto alle nostre viste e ai nostri mezzi: pone il fratello. E ogni mio atto, anzi ogni mio pensiero verso l’uomo, è atto compiuto e pensato verso Dio.
Da: La divina avventura, Città Nuova, 1993.