Il circo che non t’aspetti
I pali cinesi lungo i quali gli acrobati del Cirque du Soleil si ar-rampicano sinuosamente rappresentano i grattacieli.
Dopo aver registrato 11 milioni di spettatori in 14 anni di repliche in tutto il mondo, Saltimbanco, del Cirque du Soleil, è tornato in Italia. La multinazionale canadese dell’intrattenimento ha momentaneamente abbandonato la tradizionale, e costosissima, pista da circo, per spostarsi dentro le arene e i palasport, e permettere a un pubblico più vasto di gioire della loro poetica spettacolarità. Ma tutta la magia del tendone è rimasta. Inimitabile. Perché il Cirque du Soleil è il circo delle meraviglie, di quello che non t’aspetti. È teatro, danza, opera, musica e acrobazia, tra loro fuse. Come in Mano a mano, in cui due ballerini-contorsionisti spingono i loro corpi ai limiti estremi della flessibilità fino a fondersi in un’unica creatura. L’integrazione di discipline artistiche diverse è rappresentativa dell’integrazione degli esseri umani. È ricchezza multiculturale delle metropoli d’oggi. E Saltimbanco s’ispira proprio al tessuto urbano delle metropoli e ai suoi vivaci abitanti, con le loro idiosincrasie e le loro somiglianze, i gruppi, l’attività febbrile e incessante delle strade. Il concetto di urbanità come condivisione di luoghi e di vita che troviamo rappresentato in diversi numeri.