Il Cile supera terremoto e tsunami

Un sisma di 8,2 gradi Ritcher ha scosso il Paese provocando sei morti, ma grazie alla prevenzione e alle procedure di allerta scattate tempestivamente si è evitata la catastrofe. Un inizio difficile per il secondo mandato della presidente Michelle Bachelet
Terremoto in Cile

Poteva andar peggio. È vero, si contano 6 morti, di cui uno per infarto, e questo è grave. Ma se si pensa che si è trattato di un sisma di 8,2 gradi della scala Richter, seguito da uno tsunami, i cui danni sono stati di lieve entità, si può sentire un certo sollievo.

La scossa si è verificata nella serata dell'altro ieri nel Nord del Cile, nella zona compresa tra Arica, ormai prossima al confine col Perù, e Iquique, e ad essa è seguito uno tsunami con onde di 2 – 2,5 metri. L’allerta tsunami è scattata immediatamente ed è stata estesa alla zona costiera di tutto il Paese, lunga 4.300 chilometri. Nel giro di poco tempo, circa 900 mila persone hanno lasciato i settori a rischio rifugiandosi nelle zone più elevate. Si registrano smottamenti di terra in alcuni punti, ma si tratta di danni contenuti, al punto tale che il sisma è stato definito “bugiardo” dagli esperti, proprio per la sproporzione tra la sua entità e gli effetti provocati.

La memoria è tornata subito ai drammatici momenti del 27 febbraio 2010, quando un sisma di grande intensità, anch’esso seguito da uno tsunami, ebbe tutt’altri effetti sul Paese. Ad ogni modo, se non si sono riportati danni gravi, non lo si deve solo alla buona ventura, ma anche ai criteri antisismici adottati dal settore dell’edilizia e dal sistema di protezione civile, che sta facendo tesoro dell’esperienza accumulata in questa zona ad alto rischio sismico. Tutti sono abbastanza allenati e sanno cosa fare in questi casi. Ogni città ed ogni grande edificio, ad esempio gli ipermercati, hanno settori di sicurezza dove in caso di sisma le persone devono concentrarsi. Nelle scuole si realizzano esercitazione in modo da insegnare ai più piccoli come comportarsi.

Un sospiro di sollievo lo ha certamente tirato la presidente Michelle Bachelet, che ha iniziato appena 20 giorni or sono il suo secondo mandato. Il primo si è concluso una dozzina di giorni dopo la catastrofe del 2010, rispetto alla quale ha dovuto sopportare accuse di inefficienza del servizio di protezione civile. Va tenuto conto che, sebbene l’economia cilena sia in crescita (tra il 3 ed il 3,5 il tasso di crescita del Pil), è sempre sul filo del rasoio con i fondi pubblici.

Proprio ieri è stato presentato in Parlamento un progetto di legge dell'esecutivo che riforma il sistema tributario con due obiettivi fondamentali: da un lato migliorare le entrate fiscali in modo stabile, dall’altro ridurre le disuguaglianze sociali migliorando la distribuzione delle ricchezze e facilitando l’accesso a servizi essenziali. In tal senso, il governo pensa di giungere progressivamente alla gratuità del sistema educativo, dalle elementari all’univesità. Si tratta di impegni assunti durante la recente campagna elettorale. La manovra sarà di circa 8 miliardi di dollari ed è basata sul principio che pagano di più coloro che hanno guadagni maggiori. Una decisione che ha il suo peso, dato che il Cile è il Paese con maggiori disuguaglianze della regione ed anche dell'Osce.

Un pilastro della riforma è l’aumento delle tasse sugli utili aziendali, che passeranno dall’attuale 20 per cento al 25, e l’abolizione di una serie di privilegi di cui godevano soprattutto le grandi aziende. Una parte delle entrate servirà anche per migliorare il sistema sanitario, altro aspetto sensibile per l’opinione pubblica, obbligata a ricorrere a costose strutture private per avere cure adeguate.

 

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