Il cielo nella mente

Può una visione “soprannaturale” dell’esistenza coniugarsi con una concezione pienamente “umana” di essa? Può la dimensione spirituale “il cielo” essere considerata parte integrante, anzi culminante, di una mente sana? Nel suo ultimo libro Il cielo nella mente. La vita secondo la psicologia positiva (Città Nuova Editrice), rispondendo affermativamente a questi interrogativi, Ionata sostiene la necessità di superare ogni rigida dicotomia tra vita di fede ed esperienza umana, intessendo così un incalzante e fertile dialogo fra “sapere della fede” e “sapere della psicologia”, nel quale l’uno illumina l’altro senza prevaricazione alcuna. Se in passato la psicologia ha descritto “dall’esterno” l’esperienza religiosa, Ionata capovolge in modo inedito questa prospettiva, ponendosi “dall’interno” dell’esperienza di fede e cogliendone, con puntuali argomentazioni scientifiche, i rimandi di natura psicologica. Non a caso il volume risulta essere l’espressione matura di una lunga attività professionale, fortemente radicata in una vasta e raffinata cultura psicologica, ma anche in una intensa esperienza spirituale condotta all’interno del Movimento dei focolari. Fra le più attuali pubblicazioni a carattere psicologico, questo libro costituisce una proposta controcorrente e di certo “fuori dal coro”, sia per la scelta inconsueta degli argomenti trattati (la psicologia positiva di Seligman; il continuum unitario di Newberg e d’Aquili; le implicazioni psicologiche della spiritualità comunitaria di Chiara Lubich ecc.), sia per il modo in cui essi vengono presentati (costante riferimento ad esperienze personali o professionali, proprie e di altri). Attraverso uno stile sempre accessibile e con pedagogica gradualità, il lettore viene introdotto alla conoscenza di tematiche spesso ignorate dalla letteratura psicologica “ufficiale” (mistica, virtù teologali, paradigma trinitario e vita mentale ecc.), sfidando così luoghi comuni usurati dal tempo e ribaltando il tradizionale modo di intendere il rapporto fra vita psichica ed esperienza di fede. Con molto coraggio l’Autore comunica il proprio “cielo”, mette in piazza la propria concezione della vita mentale, motiva la forte convinzione secondo cui l’uomo sano non può non avere che la psiche di Gesù.

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