Il cielo, le stelle e l’infinito
Quando al Meeting di Rimini, l’astronauta Paolo Nespoli ci ha chiesto di stimare approssimativamente il numero dei granelli di una manciata di sabbia e ci ha svelato quanto questi rappresentino solo una minima parte del numero dei mondi nel finito cosmo, allora l’anima ha avuto un fremito, capitolando ancora davanti alla inevitabile constatazione dell’azione dell’Infinito, che interseca il nostro respiro e lo avvolge di mistero e di gratitudine.
L'auditorium gremito all’inverosimile ( anche una folla sterminata è rimasta fuori, incollata al mega schermo) sussulta alle battute di questo uomo (avrà a che fare con superman?) che con l’umiltà, tipica dei grandi, racconta il suo rapporto con la vita e…l’Infinito. Lo sguardo corre ai presenti: Nespoli sa che più della metà sono giovani e giovanissimi. L’altra metà sono in viaggio con loro, nella vita così complessa. Per questo parla a braccio con entusiasmo e con la precisione dello scienziato.
Sorride alla storia della sua vocazione, definita e realizzata solo a 26 anni (chi l’ha detto che i nostri figli debbano decidere tutto subito a 15 anni?), quando parte per gli States, senza conoscere l’inglese, con la determinazione a prepararsi per diventare astronauta. Si rivolge ai ragazzi e ai giovani in particolare, scherza con loro ed è palpabile, e invidiabile, l’autorevolezza con cui li approccia.
Lui, selezionato tra tanti aspiranti astronauti, delinea, con battute di guareschiano umorismo, il percorso che lo ha portato a vivere il viaggio della sua vita nello spazio con lo Shuttle e con la Soyuz. Il tutto scandito da pochi, ma severi paletti: per arrivare a realizzare i sogni della vita, per attraversare la foresta delle difficoltà inevitabili e salutari, occorrono ingredienti da utilizzare senza tentennamenti, né dimissioni: preparazione, determinazione, tenacia, studio, conoscenza, umiltà per imparare dagli errori, curiosità e capacità di rispondere alle sfide. Ripete: «Tutti possono diventare astronauti, è bello poter diventare scienziati»
E intanto l’innamorato dello spazio, della ricerca e dell’esplorazione, quello che parla tutte le lingue necessarie a tradurre ed applicare i protocolli severissimi e monumentali, per le “passeggiate” spaziali (guai a chi le chiama così! dice) scopre l’animo poeta quando inonda noi, sognanti e ammirati, di foto dal cielo (solo alcune delle 26.000 scattate nei sei mesi di… vacanza spaziale sulla stazione internazionale) della Terra amata con i suoi colori e le sue luci e soprattutto dell’Italia, così bella, da amare e da difendere.