Il cielo in famiglia

È ancora possibile parlare oggi di evangelizzazione e preghiera in famiglia? Ce lo racconta Aurelio Molè tra piccoli aneddoti e profonde esperienze nel nuovo libro per Città Nuova "Famiglie vive" al primo appuntamento con la rubrica 
Famiglie vive

A quasi un mese dal VII incontro Mondiale delle famiglie che si terrà dal 30 maggio al 3 giugno a Milano, ecco questo libro di Aurelio Molè Famiglie vive edito da Città Nuova, con la prefazione del card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, che racconta come in famiglia si vive la preghiera. Se in quella che viene considerata la prima via di trasmissione della fede, la famiglia, oggi sempre più non è scontato l'aspetto liturgico, in che modo occorre ancora puntare a valorizzare le sue possibilità di evangelizzazione? Ce lo spiega attraverso questo brano lo stesso autore per il primo appuntamento con il "Libro del mese".


«Mamma, papà, perché oggi preghiamo in casa?». La domanda rivolta da un figlio a un genitore non è più oggi così scontata. Intanto include che ci sia una famiglia, ci siano dei genitori e si abbia la volontà di educare alla preghiera, al rapporto con Dio. La domanda sottintende che si può addirittura parlare con Dio: di gran lunga l’esperienza più esaltante di tutta l’avventura umana  e non limitata al solo orizzonte terreno e temporale. Parlare con Dio si può e si può farlo sempre, quindi anche a casa e in famiglia, anche con dei bambini piccoli, e non solo in un luogo speciale e dedicato, ma in ogni ambiente dell’abitazione.

«Mamma, papà, perché oggi preghiamo in casa?». È la domanda di Laura di quattro anni e di Marta Maria che ne ha
sei, ai genitori Chiara Malisardi ed Eugenio Guggi di Ferrara. Maddalena, di pochi mesi, non ha avuto ancora il tempo di elaborare un linguaggio verbale. La loro è una famiglia come tante, Eugenio è un farmacista, Chiara insegnante di chimica, ma ora mamma a tempo pieno. Chiara è la parte esuberante della famiglia, sempre attiva anche quando riposa. Se una ne fa, altre dieci ne ha già pensate. Eugenio è colui che argina la vulcanica moglie e con posatezza riflessiva porta il suo contributo per raggiungere risultati apprezzabili.
La loro tensione è comune a quella di tante famiglie italiane. Come conciliare il lavoro, la gestione della casa, l’educazione dei figli verso un orizzonte di senso per cui la vita sia gioiosa e degna di essere vissuta in pienezza? Come far entrare Dio nella nostra casa perché sia anche la sua dimora? È possibile conciliare l’ordinario con lo straordinario? Bisogna per forza essere missionari in un altro continente o monaci di clausura per essere dei seguaci di Gesù? Una storiella li ha ispirati.

Un uomo, sposo e padre, era convinto che Dio lo chiamasse sul monte per una vita di contemplazione. A mezzanotte, l’aspirante asceta annunciò: «Questo è il tempo di lasciare la mia casa e di andare finalmente in cerca di Dio. Chi mi ha trattenuto così a lungo in questa illusione?». Dio sussurrò: «Io». Quell’uomo aveva le orecchie turate. Col piccolo addormentato sul seno, sua moglie dormiva placidamente sul lato del letto. L’uomo disse: «Che siate voi che mi avete ingannato per tento tempo?». Ancora quella voce mormorò: «Essi sono Dio». Ma l’uomo non intese. Il bimbo pianse nel sonno e si strinse accanto alla madre. Dio comandò: «Fermati, sciocco! Non abbandonare la tua casa». Ma egli ancora non udì. Dio, allora, sospirando disse: «Perché il mio servo mi abbandona per andare alla ricerca di me?».
«Quest’uomo – raccontano Eugenio e Chiara Guggi – pensa  di dover cercare Dio chissà dove e non si accorge che Dio è nella sua famiglia, in sua moglie, in suo figlio. Pensava di dover andare sul monte, lontano e, invece Dio, era lì». «Dio abita nelle nostre famiglie e abbiamo il grande compito di trasmetterlo ai nostri figli nella vita quotidiana». Come?

Ognuno avrà i suoi metodi e le sue ricette: Eugenio e Chiara hanno sperimentato un itinerario di preghiera in famiglia che può essere di ispirazione e fonte di imitazione, adattandolo ognuno alle sue esigenze e necessità. Del resto, tanti episodi fondamentali della vita di Gesù e Maria – l’annunciazione, la nascita di Gesù, il miracolo di Cana – avvengono in situazioni di vita ordinaria e in casa di una famiglia povera e sconosciuta che viveva alla periferia dell’Impero romano. Ma si sa, l’infinitamente piccolo e limitato non ha mai spaventato il nostro Creatore, anzi, l’Incarnazione di Dio avviene in una famiglia che diviene modello universale dell’umanità.

«La casa – dicono Eugenio e Chiara – è il luogo dove in famiglia si vivono molti momenti di condivisione di gioie e di dolori. E anche la storia ci racconta quanto era importante la casa nelle varie tappe della vita di una persona. In casa si nasceva, si moriva, si celebravano i matrimoni e si trasmetteva la fede». 
Se oggi dovessimo chiedere ai nostri bambini dove si vive la fede, verrebbe in mente la parrocchia, il catechismo, l’oratorio, molto difficilmente la casa «perché – continuano Eugenio e Chiara – spesso manca la consapevolezza che proprio nelle nostre dimore abita Dio e i gesti quotidiani acquistano valore e importanza nella misura in cui sono segno di un amore che fonda le sue radici in Dio».


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