Il cibo è un diritto
Si è aperto a Roma il Forum mondiale sulla sicurezza alimentare, promosso dalla Fao. Alla ricerca non solo di un impegno politico, ma anche etico.
«I capi di Stato e di governo qui presenti si sono spostati anche decine di migliaia di chilometri per esserci, ma evidentemente hanno ritenuto che un miliardo di persone affamate meritasse questo sforzo. E per questo vorrei ringraziarli». Con queste parole il direttore generale della Fao, Charles Diouf, ha aperto il Forum mondiale sulla sicurezza alimentare di Roma.
Pochi dati fanno capire che la questione non può non essere affrontata: come ha ricordato il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon, «solo oggi 17 mila bambini moriranno di fame, e nell’ultimo anno l’insicurezza alimentare ha portato a quella politica in trenta Paesi. Il Programma alimentare mondiale riesce a sfamare 30 milioni di persone al giorno, ma tutto questo continuerà a ripetersi se non prendiamo un’azione immediata». Quella che il presidente del Senato Schifani ha definito come «una sfida e un diritto universale» strettamente legalo al diritto alla vita, ossia assicurare a tutti l’accesso al cibo all’acqua, è tutt’altro che facile: se, come si prevede, nel 2050 saremo in 9 miliardi su questo pianeta, sarà necessario secondo le stime dell’Onu aumentare la produzione agricola del 70 per cento, dovendosi allo stesso tempo confrontare con una crisi economica e climatica che già ha avuto pesanti ripercussioni in questo settore.
E se è significativo, come ha ricordato Schifani, che i Paesi sviluppati stiano prendendo l’impegno a combattere la fame proprio in un momento in cui loro stessi si trovano in difficoltà, il documento adottato dal Forum – pur ribadendo l’impegno politico – pecca proprio dal punto di vista economico: i cinque punti principali, ribattezzati “i cinque punti di Roma”, non formalizzano infatti nuovi aiuti finanziari come richiesto da Diouf. Si garantisce comunque l’impegno alla ricerca di strategie globali per la sicurezza alimentare, il coordinamento degli investimenti nel settore agricolo e una progettualità di lungo termine. Senza dimenticare il sostegno ai governi locali nei Paesi in via di sviluppo, così che possano avviarsi all’indipendenza sotto questo profilo.
Prima che un impegno politico, però, è necessario un impegno etico: il sindaco di Roma Alemanno ha auspicato lo sviluppo di un’agricoltura e di una ricerca «a servizio dell’uomo, non dell’utile economico, perché in questo campo ne va della nostra dignità di uomini». Di qui il no ai brevetti sui prodotti agricoli, che hanno giocato un ruolo centrale nell’impoverimento dei contadini, costretti ad acquistare sementi e concimi a prezzi per loro inaccessibili. Alemanno ha lodato anche il lavoro del Forum parallelo della società civile e degli agricoltori, che si è tenuto in questi giorni nella capitale, «perché il coinvolgimento dei produttori permette degli aiuti veramente diretti ed efficaci».