Il cibo e il vino per raccontare il carcere
L’esperienza di “Sapori reclusi”, l'associazione che vuole raccontare chi sta ai margini
Outofglass è il titolo della mostra fotografica, “Sapori reclusi” è l’associazione che si occupa della “vita sociale“ in carcere. Hanno dato vita a un’originale iniziativa nel casa circondariale di Alba che ha messo insieme, arte, lavoro e società. Un’occasione di incontro tra mondo libero e quello recluso, per una volta insieme nel nome dell’arte, del vino, dello scambio. Infatti i produttori della Langa hanno incontrato i produttori del vino “Vale la Pena”, fatto con le uve della casa circondariale d’Alba. Uno scambio in cui le immagini del vino sono diventate pretesto per raccontare i segreti del mestiere, la produzione libera e quella “reclusa”, ma soprattutto storie di vita e di resistenza.
«Momenti importanti, unici ed impagabili – spiegano gli animatori di Sapori reclusi – come vedere discutere un gruppo di detenuti che hanno imparato a crescere la vite in carcere con alcuni dei migliori produttori di vino delle Langhe, con semplicità, in un deposito dei mezzi della casa circondariale. Le fotografie attorno parlano di vino che salta e vive, ma non è che un pretesto per rendere possibile questo incontro surreale. 130 persone libere che chiedono di entrare in carcere, ci mandano i documenti per essere lì, vedere quel che si può, sentire le storie di chi li dentro ci vive. Emozioni forti, soprattutto quando infine noi si smonta, si sale in macchina e si passano i tre cancelli esterni. Liberi, infine. Ma arricchiti». Così sono passate due ore guardando le foto di carcere di Davide Dutto, parlando con ex detenuti e detenuti, facendo girare storie con un bicchiere in mano che rende tutti in qualche modo uguali.
Domenica 4 novembre un’esperienza simile si ripete a Fossano con La città nella città, una rassegna volta a favorire lo scambio e la comunicazione tra il microcosmo carcerario e la città che cresce al di fuori delle sue mura. Mentre si presenta Le prigioni malate, l’ottavo rapporto sulle condizioni dei detenzione dell’associazione Antigone. Dopo la discussione l’incontro gastronomico con gli chef d’eccezione Flavio Ghigo e Ugo Alciati, che cercano di prendere ancora per la gola con i prodotti delle produzioni carcerarie: la Banda Biscotti, Ferro e Fuoco, Pausa Café, Mamonello.
L’avventura di Sapori reclusi ha inizio un anno fa. L’associazione, partendo dal comune bisogno di nutrirsi, vuole riunire uomini e donne che vivono nascosti agli occhi dei più con il resto della società. Il cibo è per Sapori reclusi un pretesto per entrare laddove solitamente si trovano barriere fisiche o mentali, porte chiuse, ovvero nell’intimità delle persone, per ascoltarle e capirle al di là di stereotipi e preconcetti. Con la mostra fotografica di Davide Dutto ha provato a raccontare alla gente che il carcere non è affatto un affare altrui, un problema dei cattivi, una questione sporca da tenere lontano dagli occhi e dal cuore. Il carcere è un luogo in cui si paga per gli errori commessi, ma anche dove si dovrebbe avere la possibilità di capire, di imparare e magari anche di cambiare.