Il cardinale e il monaco buddhista

Una pagina della storia della Chiesa, di oggi e di domani. Un punto di vista particolare sul Concistoro durante il quale papa Francesco ha creato venti nuovi cardinali. Il rapporto tra mons. Francis Xavier, arcivescovo di Bangkok, e Phramaha Thongratana Thavorn (Luce ardente, come l'ha chiamato Chiara Lubich), in prima fila durante la cerimonia
Luce Ardente

Sono appena tornato da una cerimonia solenne eppure sobria: il Concistoro all’interno della Basilica di San Pietro. Papa Francesco ha creato venti nuovi cardinali, quasi tutti da quelle che ama definire le periferie del mondo: Capo Verde, Tonga, Nuova Zelanda, Myanmar, Thailandia, Vietnam ma anche Etiopia e, pure, Agrigento, in quella Sicilia che da anni accoglie coloro che arrivano dalle periferie più tragiche dove si muore di fame, si lotta per la sopravvivenza e si rischia la vita.

Ho partecipato anche perché particolarmente legato a Mons. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok (Thailandia), che conosco da anni e con il quale ho collaborato a molti eventi, soprattutto nel campo del dialogo interreligioso e della formazione al dialogo in Thailandia, nelle Filippine ed in Italia. Il neo-cardinale, da anni, è impegnato a costruire ponti di dialogo con monaci buddhisti in un Paese dove i cristiano sono quasi esattamente in numero pari agli uomini che, seguendo il Buddha, vestono in arancione e si radono a zero, camminando con occhi castigati, ispirando pace e serenità e vivendo spesso delle offerte dei fedeli.

Nei miei vari viaggi in Thailandia ho avuto modo di incontrarne molti e, particolarmente nel 2010 a Chiang Mai nel centro nord del Paese, ho vissuto momenti indimenticabile in un convegno fra buddhisti e cristiani. Fra loro, oltre che a Mons. Francis Xavier, era presente anche Phramaha Thongratana Thavorn spesso noto, soprattutto fra i cristiani, come Luce Ardente.

È un monaco ormai sulla settantina che negli anni novanta ha conosciuto cristiani aperti ad un dialogo fra fedeli di varie religioni e si è impegnato in prima persona, facendosene testimone fra altri monaci e fedeli del buddhismo nel suo Paese. È rimasto particolarmente colpito dalla figura di Chiara Lubich che ha definito ‘madre’ per la sua capacità di generare sentimenti positivi di compassione in tutti coloro che incontrava.

Anche con Phramaha Thongratana Thavorn ci conosciamo da anni. Abbiamo vissuto momenti molto forti in Thailandia, in Sri Lanka, dove abbiamo insieme rischiato la vita – una bomba suicida è scoppiata qualche minuto dopo che il nostro autobus era partito da Moratuwa alla periferia di Colombo, la capitale –, ma anche in Italia dove abbiamo costruito e vissuto momenti di condivisione profonda dove si è resi conto che la fraternità universale non è una chimera, ma può essere veramente vissuta.

Oggi fra le tante berrette coloro porpora dei cardinali presenti, quelle rosse dei vescovi, il nero dei vestiti e completi da cerimonia, emergeva anche il color arancio di due monaci buddhisti: Phramaha Thongratana Thavorn dalla Thailandia, ed un altro monaco dal Myanmar. Hanno voluto accompagnare fratelli cristiani che sono diventati cardinali.

Phramaha Thongratana Thavorn, in particolare, si trovava in prima fila, proprio a fianco dell’altare in San Pietro, ben visibile, oggetto di interesse di fotografi, di telecamere, di turisti, di cardinali, di ambasciatori e di gente comune. Èpassato fra la gente salutando tutti, europei, fedeli di Tonga, dell’America Latina, del Vietnam, parlando con la sua presenza ed il suo sorriso di un rapporto di fratellanza con il nuovo cardinale del suo Paese.

La sua presenza era simbolo di quanto sia cambiata la Chiesa. A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II due monaci buddhisti hanno accompagnato quasi ai piedi dell’altare due concittadini e compatrioti che sono ora insieme a Papa Francesco nel cuore della Chiesa, costruttori del presente, ma anche del futuro in questi anni decisivi per la Chiesa cattolica, per il suo rapporto con fedeli di altre religioni, ma soprattutto per l’umanità.

Abbiamo camminato insieme, pregato ognuno nel suo cuore e secondo la sua fede convinzione religiosa, abbiamo parlato fra noi e con decine di persone, abbiamo condiviso un pasto di celebrazione in un ristorante cinese. E, poi, Luce Ardente ha accompagnato suo fratello, il card.Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, nell’aula Paolo VI per quelle visite di calore – come sono chiamate le visite che tutti possono fare ai neo-cardinali – che portano il popolo a contatto con il cuore della Chiesa.

Sono rientrato a casa stasera convinto di aver vissuto una pagina della storia della Chiesa, di oggi certo, ma anche dei suoi due millenni e di quella avvenire: una pagina che apre orizzonti entusiasmanti verso quelle periferie verso cui ci spinge Francesco e dove possiamo davvero incontrare uomini e donne di tutte le etnie, le culture, le religioni e ceti sociali.

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