Il cardinale disobbediente
Il gesto del cardinale polacco don Corrado Krajewski avrà sicuramente delle conseguenze legali, oltre che politiche. Molto duro, ad esempio, il commento del magistrato Carlo Nordio sul quotidiano capitolino Il Messaggero.
La sera di sabato 11 maggio l’elemosiniere del papa, per usare un termine antico, ha compiuto un gesto di disobbedienza civile rompendo i sigilli che impedivano la fornitura di energia ad un palazzo occupato da circa 400 persone a Roma, vicino la basilica di santa Croce in Gerusalemme. L’ex sede dell’istituto previdenziale Inpdap è ora di proprietà di una società immobiliare che, in attesa di una possibile vendita redditizia, aveva provveduto a rendere inagibile i servizi igienici per scongiurare la pratica diffusa nella Capitale, da parte di diversi gruppi organizzati, di risolvere il disagio abitativo violando il diritto di proprietà.
Uno stratagemma risultato evidentemente inefficace, tanto che il palazzo, reso di nuovo agibile, è diventato anche un centro per assemblee e spettacoli, oltre che alloggio per persone in difficoltà. La legge Lupi, varata dal governo Renzi, prevede il distacco delle utenze in caso di occupazioni abusive, anche se giustificate per motivi di necessità. In questo caso sembra tuttavia che si tratti di una morosità per bollette non pagate per un valore di 300 mila euro. La creditrice è la società Hera, multiutility emiliana quotata alla Borsa di Milano con un capitale diffuso che vede la presenza di molti enti locali.
A detta degli occupanti, il vicesindaco di Roma, Luca Bergamo, si era impegnato a trattare la questione del debito facendo intervenire il sindacato Cgil che ha voce in capitolo in Hera, ma qualche azienda in subappalto, come avviene di prassi, avrà ricevuto l’incarico di staccare luce e acqua senza attendere l’esito delle trattative. L’azione del cardinale, che si è calato in un tombino togliendo il blocco delle utenze, risponde ad una questione di necessità e urgenza, considerando la situazione delle famiglie coinvolte, con bambini e malati che hanno bisogno di cure.
Si tratta, come detto, di un gesto che va coscientemente e pubblicamente contro la legge formale per ragioni di giustizia sostanziale, assumendosi tutte le responsabilità possibili. Una casistica studiata teoricamente molto bene nelle numerose facoltà pontificie presenti su Roma, ma che ha precedenti noti come il sindaco Giorgio La Pira che, negli anni Sessanta, requisiva le case sfitte per darle agli sfrattati e occupava le fabbriche per difendere il posto degli operai sfidando l’allora ministro degli interni Amintore Fanfani: «Figurati se posso rinunciare alla verità e alla giustizia per servire alla lettera la legge, e poi: quale legge?». Un segno di contraddizione non meno eclatante di quello odierno e che fu oggetto di un vero confronto dialettico con diversi interlocutori come il presidente di Confindustria, il cattolico Angelo Costa, e don Luigi Sturzo.
La problematica dei distacchi delle utenze per morosità, anche lieve, è cosa nota ai servizi sociali comunali e alle Caritas che tante volte devono intervenire a favore di famiglie senza risorse, anziani e persone incapaci di difendersi davanti a procedure amministrative complicate e lente.
Nel caso del palazzo dell’Esquilino, che rientra tra le 100 occupazioni illegali presenti nella Capitale, siamo davanti ad una vertenza organizzata da realtà strutturate come “Action” che vede tra i suoi maggiori esponenti Andrea Alzetta, detto Tarzan, per far emergere il problema abitativo a Roma e la gestione degli spazi pubblici. Sono numerosi, e di diverso orientamento, i movimenti per la casa attivi sul territorio in costante dialettica con le istituzioni. Una situazione complessa, qualcuno dovrà pagare le bollette inevase, che comunque non fa venir meno la necessità di intervenire per motivi umanitari, come ha fatto don Corrado. Un fatto straordinario che, al di là del clamore e delle polemiche, ci interroga sulla necessità di agire per risolvere le tante piaghe di una città che soffre.