Il cardinale della speranza

Si chiude oggi a Roma la fase diocesana della causa di beatificazione del cardinale vietnamita Van Thuân. I 13 anni in carcere, di cui 9 in isolamento, non piegarono la sua fede in Dio e furono rivestiti di carità verso tutti, carcerieri compresi

Un motto episcopale: “Gaudium et spes”, gioia e speranza; una croce pettorale, indossata anche da cardinale, costruita durante la prigionia con pezzetti di legno e un filo metallico forniti dalle guardie; la semplicità dei modi per cui, ad esempio, si faceva chiamare “vescovo Francesco” anche dopo aver ricevuto la berretta rossa da papa Wojtyla. Tratti che esprimono la personalità del vietnamita François Xavier Nguyên Van Thuân, di cui oggi, 5 luglio, si conclude la fase diocesana della causa di beatificazione, iniziata poco più di due anni e mezzo fa, a otto anni dalla morte avvenuta nel settembre del 2002.

Un personaggio storico per il Vietnam, il vescovo Van Thuân, che nel giugno del 1998 fu chiamato a diventare presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace e nel 2001 divenne cardinale. Chiamato nel marzo del 2000 da Giovanni Paolo II a predicare gli esercizi spirituali alla Curia romana, il porporato rispose: «Santità, ma io sono stato in prigione, non sono aggiornato dal punto di vista teologico. Cosa potrei dire?». E il papa gli disse: «Ci porti la sua esperienza». «Quando un pontefice invita un vescovo a portare la sua esperienza – commenta il postulatore della causa, Walderly Hilgeman –, lo invita a far diventare quella esperienza magistero della Chiesa in un certo qual modo». 

La sua esperienza, appunto. Molto ricca e altrettanto particolare. Basterebbe scorrere la sua biografia per cogliere la ricchezza della sua personalità, dagli studi giuridici a Roma all’opera di rinnovamento e fondazione di istituti religiosi, seminari, centri culturali e di informazione, alle numerose pubblicazioni. Ma ci sono alcuni aspetti della sua vita, dall’agosto del '76 al novembre dell’'88, che ne fanno un “martire” della fede. Sono gli anni in cui il regime comunista lo tiene in prigione accusandolo, senza processo, di piani sovversivi contro il governo. Nove di questi anni furono vissuti in isolamento, in condizioni durissime che non fiaccarono la sua carità, né minarono la speranza che era sua caratteristica. Fra quelle pareti il vescovo Van Thuân “celebrava” messa con tre gocce di vino e una d’acqua sul palmo della mano, faceva di alcuni pezzetti di carta su cui appuntava frasi del Vangelo la Bibbia che gli era stato impedito di portare con sé. Ma soprattutto non smetteva un attimo di amare, anche i carcerieri più difficili, ai quali insegnava oltre alle lingue da lui conosciute, il linguaggio dell’amore da lui praticato.

I suoi numerosi scritti dicono di un rapporto con Dio più forte di tutto, dove il sentimento della speranza prevale sempre. In uno di essi si legge: «Una notte, in carcere, dal più profondo del mio cuore, udii una voce che mi chiedeva: "Perché mai ti tormenti? Devi saper discernere fra Dio e le opere di Dio. Tutto ciò che hai fatto e che ancora desidereresti fare: visite pastorali, formazione dei seminaristi, delle suore e dei membri di ordini religiosi, costruire scuole, evangelizzare i non cristiani. Tutto ciò è ottimo lavoro, è lavoro di Dio, ma non è Dio! Se Egli ti chiede di lasciare tutto e di affidare ogni cosa nelle sue mani, fallo e fidati di Lui". Fu una luce che mutò totalmente il mio modo di pensare».

E ancora: «Allorché i comunisti mi fecero scendere nella stiva di una nave, la Hai-Phong, stipato insieme ad altri 1.500 prigionieri per trasportarci al Nord, mi dissi: "Questa è la mia cattedrale, questo è il popolo che Dio mi affida perché io me ne curi, ecco la mia missione: assicurare la presenza di Dio fra questa gente, fra questi miserabili, disperati fratelli miei". Da quel momento in poi una nuova pace mi ha riempito il cuore e mai mi ha più abbandonato in tutti quei tredici anni».

Tanti dei suoi scritti sono raccolti e pubblicati da Città Nuova.

DIECI A DA RICORDARE NELLA VITA Un itinerario di meditazione e di preghiera (2013, in uscita)
Acome Adorare, Ascoltare, Amare, Accettare…10 A che richiamano atteggiamenti chiave dell’essere cristiani. Un breve ma profondo itinerario di preghiera e meditazione nella forma della “decina”, più che della “novena”, sull’esempio di un grande testimone del nostro tempo.

VIVERE LE VIRTÙ alla luce della Scrittura e del Concilio Vaticano II (2012)
Una raccolta di alcuni dei pensieri del Cardinal Van Thuan composti clandestinamente in carcere che tematizzano le virtù cristiane, di cui lui stesso è stato testimone coraggioso e coerente.

IL CAMMINO DELLA SPERANZA testimoniare con gioia l’appartenenza a Cristo (2010)
«Questo libro è come una fonte fresca, limpida, inesauribile. È grondante di Vangelo. Per le sue mille massime, lo intitolerei: «Mille gocce di Vangelo»” (dalla presentazione del Card. Roger Etchegaray). Scritte nel corso dei suoi 13 anni di carcere, ricopiate clandestinamente, queste pagine di diario sono state il sostegno di migliaia di persone. Il manoscritto è giunto fino a noi grazie ai boat people, in fuga dal Vietnam e che grazie a questi scritti hanno trovato coraggio, fede e speranza pur nel dramma.

SPERA IN DIO! 100 pagine di F.-X. Nguyen van Thuan (2008)
L’invito coerente, semplice e al tempo stesso solenne a non chiudere le porte alla speranza, ma anzi a coltivarla in sé e a suscitarla intorno a sé.

I più letti della settimana

Il sorriso di Chiara

Abbiamo a cuore la democrazia

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons